Le maschere bianche contro i «Padroni di me***»: a Bologna i blitz contro molestie e sfruttamento

di OPEN

L’ultima protesta contro un annuncio di un tirocinio da NaturaSì: «I lavoratori vanno assunti e pagati adeguatamente, non sfruttati con gli stage!»

Maschere bianche, megafoni, incursioni nei luoghi di lavoro. Così un gruppo di attivisti e attiviste di Bologna ha dato vita alle proteste contro lo sfruttamento dei giovani lavoratori nella città: «Ogni tipo di tirocinio, stage o percorso formativo è un’invenzione degli ultimi 20 anni per usare giovani come forza lavoro gratuita».


Tutto nasce da una pagina Facebook chiamata “Il padrone di merda – Bologna” attraverso la quale un gruppo di ragazzi e ragazze tra i 19 e i 27 anni ha iniziato a raccogliere segnalazioni in maniera anonima contro datori di lavoro scorretti che non garantiscono stabilità contrattuale o una giusta retribuzione. Ma anche contro i proprietari di casa che non tutelano i giovani inquilini con contratti di locazione adeguati.


E sempre maniera anonima sono iniziate le proteste, non più solo tramite post, ma sul territorio. A volto coperto per rivendicare l’impersonalità delle richieste e per tutelare i lavoratori coinvolti nelle azioni, i giovani hanno affrontato i datori segnalati sulla loro pagina: una bar in centro, una pasticceria, la pizzeria Spaccanapoli, appelli per i rider. Fino ad arrivare, ieri 12 giugno, a convocare il presidente della catena di prodotti biologici NaturaSì Fabio Brescian.

La protesta contro NaturaSì: «Il bio che piace alla natura ma sfrutta i giovani»

«Pretendiamo la cessazione di ogni tirocinio o progetto di alternanza scuola-lavoro. I lavoratori vanno assunti e pagati adeguatamente non sfruttati con gli stage!», hanno scritto su Facebook. Il motivo delle proteste era un annuncio per un tirocinio da 40 ore settimanali per laureati in economia o scienze della comunicazione, alle quali sarebbe corrisposta una retribuzione di 450 euro mensili.

Gli attivisti hanno organizzato un incontro alla sede del negozio in Via de’ Toschi: «Portate amici, parenti, coinquilini, compagni di scuola o di università e chiunque abbia voglia di vendicarsi dei padroni di merda, non ci saranno trattative segrete, tutti parleranno e tutti potranno dire la loro. Il lavoro va pagato!».

Dopo le mobilitazioni, il presidente Brescian ha cancellato l’annuncio e si è scusato con i lavoratori, rendendosi disponibile a partecipare all’incontro: «Chiedo scusa per quell’annuncio e sono contento che gli attivisti lo abbiano segnalato. Gli uffici che lo hanno pubblicato hanno sbagliato, le mansioni erano effettivamente ambigue. Non succederà più», ha detto.

Le mobilitazioni contro le molestie

Nel corso dei mesi, le segnalazioni non si sono fermate solo alla denuncia della paga misera: «Molte ragazze ci hanno scritto di aver ricevuto molestie da un proprietario di un bar e se più persone ci dicono la stessa cosa allora noi ci crediamo», hanno dichiarato.

«Una ragazza ci ha segnalato un Padrone di merda di zona San Lazzaro, che le ha chiesto foto nuda per essere assunta come cameriera», scrivono su un post di Facebook. «Non solo, questo soggetto ha anche mandato una foto della sua faccia e una del suo pene, continuando a molestarla».

«Abbiamo deciso quindi di voler dare coraggio alle ragazze per denunciare l’accaduto tramite la nostra pagina. È una rottura del silenzio per tante donne che possono raccontare a qualcuno le molestie subite e condividere le proprie paure».

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Foto di copertina: pagina Facebook “Il padrone di merda – Bologna”