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Bologna, un’auto della Polizia contro uno scooter: muore un rider di 51 anni

10 Giugno 2019 - 17:15 Redazione
Si chiamava Mario Ferrara, aveva 51 anni e consegnava le pizze con lo scooter. La dinamica dell'incidente non è stata ancora chiarita

Si chiamava Mario Ferrara, aveva 51 anni, di giorno lavorava alle Poste, a Bologna, la sera come fattorino per una pizzeria. La sera del 9 maggio, verso le 22, il motorino su cui viaggiava è stato travolto da una volante della Polizia, che stava intervenendo in un negozio dove era scattato l’allarme per furto o rapina. Nell’incidente sono rimasti lievemente feriti anche i due agenti.

La dinamica

La dinamica dell’incidente non è ancora stata chiarita, né ancora accertate le responsabilità. I Riders Union Bologna, una delle varie rappresentanze autonome territoriali dei fattorini, hanno scritto un lungo post di protesta su Facebook, annunciando una manifestazione.

La protesta dei rider

«Allo sgomento – scrivono – si aggiunge la rabbia per l’ennesima morte bianca in questo settore del mondo del lavoro brutalmente deregolamentato, dove i lavoratori sono costretti a sottostare a condizioni disumane che li relegano in una situazione di crescente insicurezza e mancanza di tutele sulla propria incolumità fisica». Da un anno, i rider aspettano le tutele – contributive, salariali e sulla sicurezza – promesse dal ministro del Lavoro Luigi di Maio. A dicembre avevano presentato una loro legge che però non è mai stata accolta. Il provvedimento voluto dal ministro del Lavoro è stato rimandato a causa dell’impasse in cui è caduta la trattativa fra lavoratori, aziende e ministero.

Il vicepremier ha promesso che saranno inserite nella legge sul salario minimo, ma il rapporto idilliaco che si era creato dopo l’annuncio della trasformazione dei rider in lavori subordinati, ormai, è un solo un ricordo lontano. «È arrivato il momento che le aziende e le istituzioni si facciano carico delle responsabilità che hanno portato all’ennesimo tragico epilogo», scrivono ancora i rider su Facebook. «Lo ripetiamo da mesi: la parte datoriale deve ascoltarci e sedersi con le rappresentanze dei riders autorganizzati che chiedono i giusti riconoscimenti. Non si può morire per una consegna».

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