Il Pentagono emette più gas a effetto serra del Portogallo – Lo studio

Secondo l’esperta, con meno missioni militari, il Pianeta sarebbe un posto più sicuro

Nel 2017 il Pentagono ha emesso 59 milioni di tonnellate metriche di diossido di carbonio e altri gas a effetto serra. Lo rivela una ricerca pubblicata dall’università americana Brown. L’apparato di difesa americano produce da solo più gas inquinanti di interi Paesi industrializzati come la Svezia e il Portogallo.


Dall’inizio della «Guerra al terrore» nel 2001, gli Stati Uniti hanno prodotto un totale di 1,2 miliardi di tonnellate metriche di gas a effetto serra, l’equivalente di 257 milioni di macchine. Il doppio di quante sono attualmente in circolazione in tutto il Paese. Di questi, 400 milioni sono attribuibili a missioni strettamente militari.


Se il Pentagono fosse un Paese, si collocherebbe al cinquantacinquesimo posto nella classifica dei più inquinanti, ha dichiarato Neta Crawford, l’autrice dello studio, politologa alla Boston university. «C’è moltissimo spazio per ridurre le emissioni», ha aggiunto in un’intervista al giornale inglese The Guardian.

Il 70% del consumo di energia del dipartimento di Difesa americano consiste nell’utilizzo e nello spostamento di armi e soldati, in gran parte dovuto alla combustione di carburante, ha spiegato Crawford.

Nel gennaio 2019, il Pentagono ha definito il cambiamento climatico una «questione di sicurezza nazionale» e ha lanciato svariate iniziative per mitigare e neutralizzare il suo impatto. Crawford ha spiegato che il dipartimento della Difesa ha iniziato nel 2009 a ridurre il suo consumo di carburante rendendo i veicoli più efficienti e utilizzando fonti di energia più pulite.

Secondo l’esperta, il metodo più efficace per ridurle sarebbe arrestare le dispendiose missioni nel Golfo Persico che hanno come scopo la salvaguardia dell’accesso al petrolio. Crawford sostiene che questa non dovrebbe più essere una priorità visto che sono state scoperte energie rinnovabili. «Molte missioni potrebbero essere ripensate, e il mondo sarebbe un posto più sicuro».

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