L’ultimatum della Ue all’Italia: «Una settimana per dimostrare che volete ridurre il debito»

Doppia bocciatura per l’Italia. Le parole del ministro dell’Economia Tria non hanno convinto l’Eurogruppo: «Servono fatti e dati»

La data per l’ok definitivo alla procedura d’infrazione per deficit eccessivo contro l’Italia era stata fissata all’8-9 luglio, giorno della riunione dell’Ecofin, composto dai ministri dell’economia e delle Finanze di tutti gli stati membri. Con una mossa a sorpresa, però, l’Ue ha ridotto i tempi concessi all’Italia per dimostrare la volontà di ridurre il deficit (ovvero il saldo fra entrate e uscite) e, di conseguenza, incidere sul debito pubblico, il quarto più alto al mondo: il Governo italiano ha una settimana per scongiurare la procedura d’infrazione. L’ultimatum è arrivato alla fine dei due giorni di riunione dell’Eurogruppo e dell’Ecofin di Lussemburgo in cui, nonostante le rassicurazioni del ministro dell’Economia Tria, i Paesi si sono schierati in modo compatto contro l’Italia, dando l’ok all’avvio della procedura. Il vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis ha detto che la Ue non si aspetta soltanto i dati, ma anche le misure che dimostrino la volontà di ridurre l’indebitamento: «Gli obiettivi della politica di bilancio della Ue servono a far si’ che ci sia stabilità finanziaria tra gli stati membri – ha proseguito – e questo è importante anche per l’Italia. Per rendere sostenibile la politica di bilancio dell’Italia riteniamo che una correzione sia necessaria, bisogna ridurre debito e non aumentarlo». Trovare una sintesi con Lega e M5s non sarà facile.


La posizione di Salvini

Dalla sede della Lega di via Bellerio, dove è andato per il Consiglio Federale del partito, Matteo Salvini si è rivolto con toni tutt’altro che concilianti nei confronti dei rappresentanti europei, ma anche degli esponenti del governo che dovessero decidere di rinunciare al taglio delle tasse, voluto con grande forza dal ministro dell’Interno, ma molto difficile – se non impossibile – da realizzare senza incorrere nelle sanzioni europee. «I dati economici del primo trimestre sono assolutamente positivi . ha detto il ministro dell’Interno – e gli interessi sul debito che l’Italia sta pagando sono in continuo calo. A maggiore ragione non avrebbe spiegazioni o motivazione plausibile una infrazione, sanzione, multa, un accanimento da parte dell’Unione Europea nei confronti dell’economia italiana». «La manovra economica ci sarà, il governo ci sarà se scommette sulla scelta di tagliare le tasse – ha detto Salvini – Se qualcuno dicesse facciamo la manovra e non tocchiamo le tasse, non la fanno con me la manovra economica».


Di Maio: «Responsabili, ma non fessi»

«Dobbiamo affrontare questa procedura d’infrazione pr tutelare i conti dell’Italia – ha detto Luigi Di Maio, dopo un comizio a Sassari – ma anche abbassare le tasse e cercare di ottenere i risultati per i cittadini». «Noi saremo responsabili, ma non fessi, sia ben chiaro – ha chiarito poi il leader del M5s – se qualcuno pensa di tagliare i servizi agli italiani, le pensioni, i soldi per le scuole dei nostri figli, su questo troverà nel governo italiano un muro di cemento armato».

L’ok dei governi dell’eurozona alla procedura d’infrazione

L’ultimatum è arrivato nel giorno in cui i governi dell’eurozona hanno dato il loro ok a procedere contro l’Italia con una procedura d’infrazione per deficit eccessivo. La decisione è stata comunicata dal commissario europeo per gli affari economici e monetari, Pierre Moscovici, che dal presidente dell’Eurogruppo – l’organo che riunisce i ministri delle finanze dei Paesi che adottano l’euro – Mario Centeno. Le dichiarazioni sono arrivate dopo le parole del ministro dell’Economia Tria, che ha partecipato alle riunioni dell’Ecofin e dell’Eurogruppo in Lussemburgo. Il ministro dell’Economia ha escluso – confermando il suo allineamento con i due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini – che l’Italia farà ricorso a una manovra correttiva: «Non ne abbiamo bisogno». «Il negoziato è in corso – ha detto il ministro dell’Economia – dimostreremo che abbiamo dei target di deficit che ci mettono in posizione di sicurezza. Non servono misure correttive». «Non far partire la procedura – ribadisce Tria – è nell’interesse dell’Italia e della Ue».

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