Salvini: «Faccio io la manovra se si tagliano le tasse». Di Maio: «Giusto, ora si prenda le sue responsabilità»

Tutti nel governo dicono di voler ridurre le tasse, ma a qualcosa nel bilancio si dovrà rinunciare per convincere la Commissione Ue a non punirci con la procedura d’infrazione

Alle sirene d’allarme che arrivano dall’Ecofin in Lussemburgo sui conti dell’Italia, Matteo Salvini ha risposto con la carta flat tax che spera di inserire già nella prossima manovra economica che: «Ci sarà – ha detto alla fine del Consiglio federale della Lega – se il governo scommette sulla riduzione delle tasse».


In ballo, per il vicepremier, c’è la tenuta stessa del governo: «Se qualcuno dicesse: “Facciamo la manovra e non tocchiamo le tasse”, non la fa con me la manovra economica». Quel qualcuno è per esempio il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, che ancora ieri 13 giugno ha messo in guardia l’Italia: «Servono aggiustamenti considerevoli per quest’anno e per il prossimo».



Fonte: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev

I minibot rientrano dalla finestra

Il tema dei buoni del tesoro di piccolo taglio per pagare i debiti della Pubblica amministrazione con le aziende sembrava ormai tramontato, soprattutto dopo la bocciatura in ogni sede del ministro dell’Economia, Giovanni Tria. Salvini invece ha fatto capire dalla sede della Lega, che quell’idea, lanciata dall’economista leghista Claudio Borghi, non è per niente accantonata.

«La prossima settimana – ha detto il leader della Lega – chiederemo se ha idee più efficaci per pagare i debiti nei confronti di famiglie e imprese».

L’idea dei MiniBot però resta un punto solido del piano economico leghista, visto che l’idea stessa arriva dall’economista del Carroccio Claudio Borghi. Su quell’emendamento poi si è anche espressa la Camera, con il voto favorevole anche dell’intera opposizione, salvo poi qualche ripensamento dalle file di +Europa e Pd: «È un provvedimento approvato all’unanimità dal Parlamento italiano – ha ricordato Salvini – da ministro non dico se mi piace e non mi piace un provvedimento, se me lo chiede il Parlamento, lo faccio».

Il richiamo di Di Maio

L’intesa sulla riduzione della tasse sembra condivisa nel governo, di certo Luigi Di Maio anche oggi si è detto d’accordo, anzi: «È un dovere morale, oltre che politico».

Ma proprio ora che la via verso la prossima legge di Bilancio si fa sempre più stretta, con l’ombra di una possibile manovra correttiva che spunta all’orizzonte, il vicepremier grillino ha voluto richiamare l’alleato leghista ai suoi doveri: «Se si guarda al responso delle Europee – ha aggiunto Di Maio all’Ansa – in ogni caso la prossima manovra toccherà alla Lega, è un loro responsabilità innanzitutto, oltre che del governo. Hanno vinto le elezioni Ue e se vinci le elezioni Europee è giusto ce tu ti assuma qualche responsabilità. Da parte nostra – ha concluso – il massimo sostegno».

Il rimpasto

Il rimpallo di responsabilità sulle scelte da prendere coinvolge anche il possibile rimpasto nel governo. Dalla conferenza stampa di via Bellerio, Salvini fa un passo a lato: «Mettere in discussione i ministri Cinqueselle? Non mi permetterei mai, questa è una valutazione che spetta a Di Maio e ai parlamentari M5s».

Certo l’urgenza di rimettere mano alla composizione del governo non mancherebbe, per esempio colmando i posti vuoti lasciati al ministero delle Infrastrutture lasciati dopo le dimissioni dei leghisti Armando Siri ed Edoardo Rixi. Un ripristino che risolverebbe il «problema di comunicazione» di cui si lamenta lo stesso Salvini: «Ci vorrebbero, certo che se il ministro non avesse tolto le deleghe, ci sarebbero due sottosegretari in più, ma ne riparliamo la prossima volta…»

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