Salvini in visita negli Usa: «Uniti contro la prepotenza cinese»

Dopo l’incontro con il Segretario di Stato Mike Pompeo, il vicepremier ha fatto un breve “tour” della politica estera italiana in conferenza stampa. A partire dai rapporti con la Cina

Matteo Salvini in visita ufficiale negli Stati Uniti alza la voce con la Cina. Durante la conferenza stampa allestita nell’ambasciata italiana, seguita all’incontro con il segretario di Stato americano Mike Pompeo, il vicepremier – che ha voluto sottolineare come l’Italia ambisca a diventare in Europa «il primo, più valido, credibile interlocutore per gli Stati Uniti» – ha condiviso alcune linee guida sull’intesa Usa-Italia in politica estera. Prima tra tutte: il contrasto della «prepotenza cinese».


Anche la Cina è motivo di contrasto in sede al governo, quindi. Se l’Italia è stato il primo Paese del G7 a firmare il memorandum d’intesa sulla Belt and Road Initiative, il mega progetto infrastrutturale cinese noto anche come le “nuove vie della seta“, dagli Usa Salvini commenta che «quando c’è di mezzo la sicurezza nazionale e quando c’è di mezzo una visione e dei valori comuni tra Italia e Stati Uniti il business si può e si deve anche fermare».


Per il ministro dell’Interno occorre «controllare che non ci sia intromissione di Paesi che non sono democratici in infrastrutture fondamentali – spiega -. Penso alla tecnologia, alla comunicazione, all’energia: è fondamentale». Per quanto riguarda il possibile utilizzo di tecnologie della compagnia cinese Huawei, strategica per la costruzione della rete 5G in Europa, Salvini lascia aperta l’ipotesi di una bocciatura: «Stiamo raccogliendo elementi».

Più conciliante invece con la Russia che, sebbene a suo avviso debba mostrarsi disposta a scendere a compromessi prima che le sanzioni vengano allentate, va «riavvicinata», per evitare che finisca nelle braccia della Cina, appunto, o che si alimentino altre rivalità in Medio Oriente.

A proposito di Medio Oriente, Salvini è un fiume in piena: massimo appoggio a Israele nel difendersi dai suoi nemici, sì a una soluzione “di pace” in Libia che comprenda vinti e vincitori – sia il generale Haftar, sia al-Sarraj – con buona pace alla Francia, visto che l’azione militare del primo – appoggiato anche da Emmanuel Macron – non è stata risolutiva.

Appoggio completo invece agli Usa sull’Iran dove, dopo che gli Stati Uniti hanno accusato la Repubblica degli Ayatollah, di aver affondato due petroliere giapponesi, cresce la tensione e aumentano le voci di un possibile scontro armato tra i due Paesi.

Alla domanda invece di un giornalista americano che chiede a Salvini – il quale ha detto di avere il Vangelo in tasca (letteralmente) – se ci sarà una riappacificazione con Papa Francesco – il vicepremier prima ride e poi tenta una conciliazione: «Sicuramente ci sono stati segnali di interesse da parte di alcune strutture del Vaticano».

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