La Cgil appoggia la maternità surrogata: femministe contro Landini: «Sono questi i nuovi diritti?»

L’incontro sul tema dell’utero in affitto e sulla Gpa crea uno scontro tra associazioni femministe e sindacati. Ma non è la prima volta

«Caro Maurizio Landini, apprendiamo con allarme del convegno dove sono assenti voci contrarie alla maternità surrogata. Da questo si deduce che la Cgil ha già assunto una posizione favorevole ad una possibile regolamentazione dell’utero in affitto». È con queste parole che si apre il J’accuse contro la Cgil, organizzatrice del convegno «Fecondazione mediamente assistita e gestazione per altri: la possibilità di un figlio nel 2019» in supporto alla proposta di legge sull’utero in affitto e sulla maternità surrogata dell’Associazione Luca Coscioni e sottoscritta, tra gli altri, dalle Famiglie Arcobaleno. 


Cosa viene contestato a Landini

Al segretario della Cgil viene contestata l’assenza di un dibattito interno al sindacato, e vengono mosse diverse domande che attendono risposta. «L’immagine di una donna che affitta l’utero rientra nella missione di tutela del lavoro? Se il ricorso all’utero in affitto all’estero costa 200mila euro – si chiedono le firmatarie e i firmatari della lettera – la Cgil in Italia quanto pensa si possa valutare? O pensate, venendo meno ai vostri principi, che la gestazione per altri possa rientrare nel libero mercato?».


Il precedente scontro tra femministe e Cgil

Non è però nuova la querelle sul tema dell’utero in affitto tra sindacati e associazioni femministe, supportate, in questa nuova diatriba, da ex deputate di sinistra, intellettuali e artiste come Letizia Battaglia, Cristina Comencini e Marina Terragni. «Cosa intendete per nuovi diritti? Il mercato del sesso e il corpo femminile della merce?», chiedono le firmatarie e i firmatari della lettera a Landini. 

Parole che ricordano la lettera aperta di Arcilesbica rivolta all’ex segretaria della Cgil Susanna Camusso. Il casus belli fu il mancato patrocinio del sindacato al Pride 2018, dovuto proprio al rifiuto da parte degli organizzatori di inserire la richiesta della Gpa e dell’utero in affitto. Arcilesbica, all’epoca, accusò la Camusso e la Cgil di «sottomettere la maternità alla produzione, facendo della gestante stessa una materia prima». Le accuse, forti, erano quelle di «voler far regredire la posizione delle lavoratrici, deformando i concetti di libertà e di autodeterminazione», consentendo lo sfruttamento del proprio corpo. «L’esternalizzazione della gravidanza non va regolamentata, va abolita», dicevano le attiviste. 

«Vogliamo evitare la commercializzazione», dice l’Associazione Coscioni

In difesa del convegno (e della conseguente proposta di legge) accorre la presidente dell’Associazione Luca Coscioni, Filomena Gallo, che spiega: «Non si può vietare la maternità solidale, la nostra sarà una legge proprio per evitare la commercializzazione». 

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