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Gentiloni sullo Ius Soli: «Ci è mancato il coraggio nel 2015»

06 Luglio 2019 - 11:40 Redazione
L'ex primo ministro attacca Salvini: «"La pacchia è finita" rivolta ai migranti non porta sicurezza»

Continua lo scontro a distanza in casa Pd. Dopo il mea culpa di Matteo Renzi su migranti e Ius Soli, e la risposta di Carlo Calenda che ricorda all’ex premier che era lui al comando nel 2017, arriva ora anche la risposta dell’ex primo ministro Paolo Gentiloni.

Gentiloni ha voluto difendere l’operato del suo governo e di quello di Renzi soprattutto sui temi dell’immigrazione. Per Gentiloni il problema è solo uno: Matteo Salvini.

«”La pacchia è finita” rivolta ai migranti irregolari che vengono messi in mezzo alla strada non procura sicurezza, è lo slogan di un Governo in cerca di guai», dichiara Gentiloni che sullo Ius Soli sottolinea: «Io purtroppo non sono riuscito a farla approvare al Senato. Per mancanza di numeri, non certo di coraggio o di volontà. Coraggio o volontà che semmai ci mancarono tra il 2015 e il 2016, quando i numeri c’erano eccome ma Governo e Pd decisero di non procedere».

Le parole di Renzi

«Si può parlare di immigrazione senza usare il becero tono della destra?». Comincia così la lettera che Matteo Renzi aveva inviato a inizio settimana a la Repubblica. Un decalogo in cui l’ex primo ministro delineava i punti per combattere Matteo Salvini e quello che il senatore Pd definisce «il suo linguaggio dell’odio».

«Lasciare in mare delle persone per calcolo elettorale fa schifo. Si schifo, non trovo altre parole», scrive Renzi che sottolinea come l’Italia sia «terra di migranti. Chi nega questa storia – prosegue – è un ignorante che tradisce i valori del Paese».

Se l’attacco a Salvini è scontato, non si può dire lo stesso della critica all’ex ministro dell’Interno Marco Minniti e al suo programma sull’immigrazione varato nel 2017: «Abbiamo sopravvalutato la questione immigrazione: l’abbiamo sopravvalutata quando nel funesto 2017 abbiamo considerato qualche decina di barche che arrivava in un Paese di 60 milioni di abitanti “una minaccia alla democrazia”».

Parole usate proprio da Minniti, che disse di aver agito perché temeva che gli sbarchi avrebbero messo a repentaglio la tenuta democratica del Paese. Secondo Renzi, il crollo del Pd nei sondaggi è cominciato quando il partito ha esasperato il tema degli arrivi dal Mediterraneo e non avuto il coraggio di mettere la fiducia sullo Ius Soli «come avevamo fatto sulle unioni civili».

Serve una linea chiara sull’immigrazione, dice Renzi, antitetica rispetto a quella degli avversari politici: «I populisti hanno vinto con le fake news, saranno sconfitti dalla realtà. Se vogliamo che ciò accada anche sul tema dell’immigrazione, dobbiamo avere una linea, nostra, forte e chiara. E non scimmiottare quella degli avversari».

La reazione di Calenda

Dal Pd però c’è chi non ha gradito le critiche di Renzi all’ex premier Gentiloni e l’ex ministro Minniti, come Carlo Calenda, oggi eurodeputato a Strasburgo, ma anche lui ministro nel precedente governo a guida Pd. Su Twitter, Calenda ha scritto di non condividere l’attacco: «A prescindere dal fatto che i provvedimenti sono tutti stati votati dal Partito democratico di cui eri segretario, sai benissimo che l’emergenza c’era e come».

«Fino a 2016 inoltrato – ha aggiunto l’ex ministro – i migranti entravano in Italia e andavano negli altri paesi europei. Dopo chiusura Schengen e identificazione no. 180mila migranti non sono qualche persona. Il problema è nato quando Gentiloni era al governo. Ancora ieri sera ti ho difeso su fake news, flessibilità e migranti. Non ricominciamo a farci del male».

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