«Soldi» conquista Israele: il pop di Mahmood è il più ascoltato anche sulla radio dell’esercito

Dopo il secondo posto all’Eurovision di Tel Aviv, il 26enne milanese ha dominato tutte le classifiche israeliane

Non serve capire le parole di una canzone se il ritmo della musica e il battito di mani sul ritornello ti entrano energici nella testa e non ne escono più. Mahmood e la sua canzone Soldi, vincitrice di Sanremo e seconda all’Eurovision, parlano un linguaggio universale. E Israele, terra di culture che si miscelano ma faticano a dialogare, si è riscoperta unita intorno al sound del 26enne milanese. Per quattro settimane consecutive Soldi ha dominato la classifica di Galgalatz, radio dell’esercito israeliano: una cartina tornasole di quelli che saranno i successi musicali nello Stato. A certificarne il successo, un articolo del quotidiano di Tel Aviv Haaretz: «La senti su ogni stazione radio, in ogni negozio di abbigliamento, ad ogni festa. È già il tormentone dell’estate».


La legge dei secondi

In Israele, è in cima al ranking di Shazam, app per il riconoscimento delle canzoni. Stessa cosa per Spotify e Youtube. «Nonostante sia arrivata al secondo posto, Soldi è di gran lunga la canzone che è rimasta più impressa dopo Eurovision, molto più di Arcade, la canzone arrivata prima dell’olandese Duncan Laurence», ha detto ad Haaretz Daniel Dunkelman, consulente dell’Eurovision 2019. E non è una novità: «Ci sono molti esempi anche tra i classici – continua Dunkelman, spiegando che vincere il festival non è affatto indicativo del successo di un brano -, ma il più grande è naturalmente Volare di Domenico Modugno. È arrivata al terzo posto nell’Eurovision del 1958, ma nel corso degli anni è diventata un successo colossale».


I motivi del successo

Il brano «è basato sulla produzione superba e sul trucco del battito delle mani – ha spiegato il producer israeliano Noy Alooshe -. Il suo successo è determinato anche dall’integrazione tra lingua italiana e il pop più moderno. Il fatto che Soldi non sia in inglese o francese, lingue alle quali siamo più abituati in Israele, aumenta l’attrazione per il brano». E ancora: «Soldi riesce a emozionare anche senza la comprensione immediata delle parole. “Tutti i rapper cantano di come vorrebbero fare più soldi, io ho cantato di mio padre che mi ha abbandonato per i soldi”, ha raccontato una volta Mahmood – sentenzia Alooshe -. Le persone la sentono quest’emozione. Riescono, in Soldi, a percepire l’oscurità».

Un delicato equilibrio tra italiano e arabo

Non dev’essere stato facile per il giovane cantante di Milano fare i conti con le domande dei cronisti sul suo passato. «Io sono italiano al 100 per cento», ha dovuto rispondere a chi gli ha chiesto come ci si sentisse, da arabo, a cantare in Israele. «”Beve champagne sotto ramadan” è un altro modo di esprimere il concetto “predica bene e razzola male”», ha dovuto spiegare Mahmood. Ma secondo i critici, è proprio quella commistione con l’arabo, nel sound e nel testo, ad aver contribuito al successo di Soldi. «Quando usa le parole “waladi”, figlio mio, in arabo, e “habibi” che vuol dire amore mio, nella canzone, gli israeliani le riconoscono: danno al brano quel tono leggermente arabeggiante che è parte dell’essere e della cultura degli israeliani», ha sottolineato Alooshe.

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