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La Francia approva la tassa sui giganti del web. Tensione con gli Stati Uniti

Dopo lo stop comunitario al provvedimento, Parigi vara la web tax in autonomia. Ma gli USA minacciano dazi

I paesi dell’Unione Europea non sono riusciti a trovare un accordo, o meglio un compromesso, su una tassazione comune da imporre ai giganti del web. Ogni governo dovrà quindi procedere alla spicciolata. E, prima fra i grandi, è arrivata oggi la Francia, che con voto del Senato, dopo il passaggio solo sette giorni fa dall’Assemblea nazionale, ha approvato l’introduzione dell’imposta «sur les services numériques», cioè sui servizi digitali.

La legge è la trasposizione in chiave nazionale del testo che la Francia, ma anche il nostro Paese, voleva che fosse varata da Bruxelles e quindi estesa a tutti i governi dell’Unione e prevede una tassazione del 3% su ciò che le società digitali, con un volume d’affari su scala mondiale di più di 750 milioni (di cui almeno 25 milioni in territorio francese) ricavano attraverso la loro attività in Francia.

Il provvedimento dovrebbe portare nelle casse dell’erario francese, secondo le previsioni di Parigi, mezzo miliardo di euro all’anno. La norma “colpisce” anche le aziende con più di 250 milioni di fatturato, che vedranno alzate per un anno le imposte sui redditi d’impresa.

Nel mirino della web tax finiranno principalmente società statunitensi come i colossi Google, Facebook e Amazon. Ma il governo americano non ha intenzione di stare a guardare: su diretta indicazione del presidente Donald Trump, già mercoledì 17 luglio, il rappresentante per il Commercio americano Robert Lighthizer ha aperto un’inchiesta sulla web tax transalpina.

E le intenzioni sembrano bellicose visto che si chiama in causa la sezione 301 del Trade Act, che riguarda la sicurezza nazionale e che è stata il grimaldello con cui è stato possibile approvare i dazi contro la Cina.

Lighthizer non ha usato mezze parole: «Gli Stati Uniti sono molto preoccupati che la tassa sui servizi digitali sia ingiustamente mirata alle compagnie americane» ha dichiarato.

Alle parole di Lighthizer ha replicato piccato il ministro dell’economia francese Bruno Le Maire, per cui «tra alleati dobbiamo risolvere le controversie in modo diverso rispetto alla minaccia». E poi ha aggiunto: «La Francia è uno Stato sovrano, le sue decisioni sulle regole fiscali sono sovrane e continueranno ad esserlo».

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