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La web tax non decolla ancora. Rischio buco da 150 milioni

11 Maggio 2019 - 18:37 Redazione
Il tassa sui ricavi dei giganti del web, che l'Italia cerca di approvare in solitaria dal 2013, non riesce a partire neanche nella versione gialloverde. Il rischio e che non arrivino i fondi stanziati nella legge di Bilancio

La web tax non decolla, nemmeno nella versione proposta dal governo Conte. La tassa sull’economia digitale, che l’Italia tenta di introdurre in solitaria dal 2013, dovrebbe valere sui ricavi dei colossi del web già da quest’anno, ma in assenza del decreto attuativo, che andava emanato entro fine aprile, rischia di creare un ‘mini-buco’ per le casse dello Stato da 150 milioni nel 2019, che diventano oltre mezzo miliardo (600 milioni era cifrata in manovra) a regime a partire dal prossimo anno.

Il decreto attuativo, di concerto tra ministero dell’Economia e dello Sviluppo economico, sentiti anche Garante per la privacy e Agcom, doveva arrivare entro il 30 aprile per fissare i servizi effettivamente assoggettati alla nuova imposta ma non ha visto ancora la luce, rallentato anche dal mancato accordo Ue sulla tassazione dei giganti del web.

All’Ecofin di marzo si è registrato infatti l’ennesimo fallimento della trattativa per giungere a una web tax europea (a causa dell’opposizione di Irlanda, Svezia, Danimarca e Finlandia), rinviando il nodo in sede Ocse. Ma l’organizzazione internazionale si è data come deadline il 2020 per giungere a una proposta condivisa e fare pagare le tasse ai colossi del web là dove generano fatturati e utile. Nel frattempo diversi Paesi europei si stanno attrezzando – non solo l’Italia, anche Francia e Spagna hanno introdotto una imposizioni ad hoc per il digitale. 

A Roma il governo ha deciso in autunno un restyling della web tax già introdotta per il 2018 – e mai attuata – sulle transazioni digitali: la nuova norma prevede, sulla falsariga della web tax francese e spagnola, un’aliquota del 3% per le aziende con oltre 750 milioni di ricavi di cui almeno 5,5 milioni da servizi digitali sul territorio nazionale, dalla pubblicità mirata online alla fornitura di beni e servizi venduti su piattaforme web, fino alla trasmissione di dati raccolti sempre attraverso interfaccia digitali. 

Il termine per individuare i servizi effettivamente assoggettati alla nuova imposta era fissato in 4 mesi dall’entrata in vigore della legge di Bilancio ma le indicazioni contenute nel decreto ministeriale, che renderebbero pienamente operativa la web tax, si applicheranno poi dal “sessantesimo giorno” dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. La norma della manovra prevede anche una relazione annuale del Mef sui risultati e un capitolo ad hoc da inserire nella nota di aggiornamento al Def che il governo predispone per fine settembre. 

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