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Palamara sospeso da funzioni e stipendio, il Csm durissimo: «Compromessa la sua credibilità: voleva occupare le procure per fini personali»

12 Luglio 2019 - 17:32 Redazione
La sezione disciplinare ha accolto la richiesta cautelare formulata il 12 giugno scorso dal pg Riccardo Fuzio, anch’egli finito nella bufera e indagato per rivelazione di segreto proprio a Palamara, al quale avrebbe riferito dell’inchiesta a suo carico

È arrivata nel giro di una settimana la decisione della sezione disciplinare del Csm: il pm di Roma Luca Palamara, indagato per corruzione a Perugia, è stato sospeso dalle funzioni e dallo stipendio.

Il Csm ha dunque accolto la richiesta cautelare formulata il 12 giugno scorso dal procuratore generale della Cassazione Riccardo Fuzio, anch’egli finito nella bufera e indagato per rivelazione di segreto d’ufficio proprio a Palamara, al quale avrebbe riferito dell’indagine a suo carico

Nello spiegare la propria decisione, il collegio disciplinare del Csm ha chiarito che i fatti contestati a Palamara: «hanno avuto una risonanza mediatica nazionale (e in certa misura anche sovranazionale) di enorme impatto, avendo anche contribuito a porre in pericolo la credibilità di di un organo di rilevanza costituzionale quale il Consiglio superiore della magistratura».

La partecipazione dell’ex presidente dell’Anm alle cene intercettate dagli inquirenti di Perugia, secondo il Csm, rappresentano un «risiko giudiziario» finalizzato a «interessi personale». Quei vertici notturni, ai quali partecipava anche l’ex ministro Luca Lotti, il parlamentare Pd Ferri e i consiglieri del Csm, indicavano che tra gli interessi in gioco c’era anche quello di «screditare taluni magistrati a vantaggio di altri, al fine di consentire la realizzazione dei propri obiettivi programmati».

Tra le richieste di Palamara respinte dal Csm c’è stata anche quella di non utilizzare le intercettazioni, perché effettuate in modo non casuale anche nei confronti di parlamentari.

I giudici del Csm hanno chiarito che per il caso in questione: «Le intercettazioni devono senz’altro essere reputate casuali, non potendosene certamente predicare la natura diretta né, più semplicemente, indiretta. Trattandosi di intercettazioni casuali – aggiungono – nessun dubbio può sorgere intorno alla circostanza che esse siano liberamente utilizzabili, in confronti di terzi per i quali si procede (Palamara, ndr), a prescindere dalla mancanza di autorizzazione (anche ex post) della Camera di appartenza parlamentare».

Una settimana fa il plenum del Csm aveva accolto le dimissioni di Fuzio – presentate a Mattarella – a partire dal 20 novembre prossimo e contestualmente ha aperto il bando di concorso per la nomina di un suo successore.

Le ipotesi per Palamara

A questo punto, il pm Palamara potrà impugnare la decisione sulla sua sospensione davanti alle sezioni unite civili della Suprema Corte. In base alla legge, una sospensione cautelare può durare per tutto il tempo del procedimento disciplinare, ma può anche essere revocata in qualunque momento.

In situazioni simili, di solito, al magistrato sospeso viene comunque corrisposto un “assegno alimentare” la cui entità varia in base alla classe stipendiare a cui appartiene e alle valutazioni professionali superate positivamente nel corso della carriera.

La reazione di Palamara

«Continuerò a difendermi nel processo». È questa la prima dichiarazione a caldo che il pm di Roma Luca Palamara rilascia all’Agi. Dopo aver letto nel dettaglio le motivazioni dell’ordinanza che gli è stata notificata da Palazzo dei Marescialli, Palamara fa sapere che valuterà con i suoi difensori un ricorso alle sezioni unite civili della Cassazione.

Il legale: «Impugneremo la decisione»

«Assolutamente sì, ricorreremo in Cassazione». Così l’avvocato difensore di Luca Palamara, Benedetto Marzocchi Buratti, risponde a chi gli chiede se la decisione del Csm di sospendere Palamara sarà impugnata davanti alle sezioni unite della Cassazione. «Ora – conclude il legale – dobbiamo leggere le motivazioni dell’ordinanza».

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