In Evidenza ENISiriaUSA
SCIENZE E INNOVAZIONEBiologiaRicerca scientificaSanità

Malattie cardovascolari, c’è un integratore che potrebbe aiutarci (davvero)

17 Luglio 2019 - 23:56 Juanne Pili
Integrando un batterio nel nostro intestino potremmo prevenire diversi problemi legati all'obesità

Quando parliamo di malattie cardiometaboliche identifichiamo un insieme di disturbi cardiovascolari accomunati da diversi fattori di rischio, come l’obesità addominale, i trigliceridi elevati, il colesterolo Hdl (quello “buono”) basso e la pressione alta. Tali fattori quando si trovano assieme possono indicare una sindrome metabolica.  

In queste condizioni raddoppia il rischio di infarto e ictus, così come quello di avere il diabete mellito di tipo 2. Oggi quando vengono identificati questi fattori di rischio la prima strategia da adottare è quella di correggere il proprio stile di vita, perdendo peso e adottando una dieta equilibrata. 

Forse un giorno non molto lontano potremo usufruire di qualche aiutino in più, assumendo degli appositi integratori probiotici basati su un batterio già presente nel nostro microbiota intestinale, chiamato Akkermansia muciniphila. 

Questo è quanto mostrano i risultati di un recente studio pilota condotto da un team di ricercatori capitanato da Patrice Cani dell’Università di Louvain, pubblicato su Nature medicine. Si tratta del primo test sugli esseri umani.

L’esperimento in doppio cieco

I ricercatori si sono concentrati su uno dei fattori di rischio: il microbiota intestinale può essere coinvolto nell’insorgenza di disturbi legati all’obesità. L’abbondanza di A. muciniphila invece si correla in maniera negativa all’insorgere del problema, così come per il diabete mellito di tipo 2 e l’ipertensione.

Si è ipotizzato quindi che somministrando il batterio, questo avrebbe avuto effetti positivi nel prevenire i disturbi cardiometabolici. Così sono state condotte delle sperimentazioni su 40 volontari, di cui 32 hanno completato l’intero processo. 

I ricercatori hanno somministrato i batteri in maniera randomizzata e in doppio cieco, questo significa che sia i volontari che i ricercatori non potevano sapere durante l’esperimento se veniva somministrato il batterio o un placebo.

Risultati promettenti, ma non definitivi

Dopo tre mesi di somministrazione sono stati riscontrati alcuni risultati incoraggianti. Il batterio ha limitato in maniera significativa diversi fattori di rischio legati alle malattie cardiovascolari, riducendo la progressione del pre-diabete e i livelli di colesterolo.

Il prossimo passo secondo i ricercatori sarà quello di pianificare un test su larga scala, commercializzando poi i batteri sotto forma di integratori alimentari. Tuttavia il ricercatore Patrice Cani invita a essere prudenti:

«Spero che le persone non vedano questa come una cura miracolosa. I risultati sono significativi, ma devono essere confermati in una coorte più ampia. Il primo trattamento per i disturbi cardiometabolici è una dieta sana e un esercizio fisico sufficiente».

Per approfondire:

Sullo stesso tema:

Articoli di SCIENZE E INNOVAZIONE più letti