La parabola dei due Mattei. Breve promemoria per Salvini

Fin dal primo giorno di vita del governo si favoleggia di una foto che Giancarlo Giorgetti, esperto navigatore leghista trapiantato a Palazzo Chigi, esporrebbe come monito ai suoi. Forse sarebbe il momento di attaccarla alla parete dello studio del suo vicepremier preferito. In quel palazzo peraltro quella foto ufficialmente c’è già, e testimonia la parabola di un suo recente inquilino. La storia infatti ci racconta già di un altro Matteo che, avendo ottenuto un consenso elettorale fortissimo, credette di poter fare da solo, e cominciò a bulleggiare su alleati e avversari.


Finché non scoprì che il 40% è una percentuale fortissima, ma se tutti gli altri che hai sfidato e provocato, tra le forze politiche e nell’opinione pubblica, ti si mettono contro, quel 40% è solo una bellissima minoranza. Per esser chiari: in questo momento Matteo Salvini è ancora lontano da quel rischio, ma non cosi tanto da dimenticarlo. Anche Renzi nella sua ascesa al potere si avvantaggiò del vuoto che si era originato dello schieramento avversario, e dell’improvviso appannamento dei 5 Stelle un anno dopo il colpo delle politiche.


Anche Renzi attuò una strategia di personalizzazione mediatica incentrata sui social, e sul rapporto diretto con l’elettorato. La politica insegna che le condizioni ideali per il consenso durano una stagione limitata, e devi saper riscuotere per mettere da parte i frutti di quel consenso, perché prima o poi spunterà un altro Matteo che userà armi nuove per contrastarti. È il motivo per cui i più esperti dei suoi consigliano oggi a Salvini di monetizzare il prima possibile questo alto consenso, andando a elezioni anticipate.

Anche perché la storia del primo Matteo ci consegna altri insegnamenti: quando sei l’unico forte è più facile che ti frughino nell’armadio, a rischio di trovarti qualcosa, Consip o Etruria, eolico o petrolio russo che sia. Inchieste a doppio nodo, giudiziario e giornalistico, che non finiscono mai e rendono spesse le ombre dei sospetti. E che possono diventare politicamente letali quando si trasformano in commissioni parlamentari d’inchiesta (come fu per “l’altro” quella sulle banche). Ma queste sono cose che Salvini sa bene, e peraltro ne avrà un assaggio mercoledì prossimo, al Senato. Poi tirerà le somme..

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