L'attaccante della Nazionale vola in Inghilterra. Operazione da 40 milioni di euro
Moise Kean, 19 anni, lascia l’Italia e vola, come Patrick Cutrone, in Premier League. Lo aspetta l’Everton che, negli ultimi minuti, ha trovato l’accordo totale con la Juventus dopo un paio di settimane di pressing feroce.
Non sono ancora del tutto chiari i dettagli dell’accordo, ma i Toffees avrebbero portato a termine l’operazione investendo circa 40 milioni di euro: 30 di base fissa più altri 10 di bonus.
A Kean, che era entrato in scadenza di contratto, l’Everton garantirà un quinquennale da 3 milioni di euro a stagione più bonus. Domani le possibili visite mediche con conseguente firma in calce
Nel contratto tra i club non è stato inserito il diritto di riacquisto a favore della Juventus, che inizialmente poneva la condizione come determinante.
Fonti inglesi riferiscono che l’Everton sarebbe riuscito a evitare la clausola, ma la Juve avrebbe raggiunto comunque un gentlement agreement per avere eventualmente in futuro una sorta di diritto di prelazione sul giocatore.
È terminata poco dopo le 13 la conferenza stampa al comando provinciale dei carabinieri di Roma, durante la quale sono stati resi noti i dettagli delle indagini sull’omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, ucciso nella Capitale durante un’operazione in borghese.
L’arresto e l’interrogatorio degli americani
Ad aprire la conferenza, il procuratore di Roma, facente funzioni, Michele Prestipino, che parla di «indagini in corso di svolgimento con aspetti dalla vicenda ancora da approfondire». Poi condanna il gravissimo fatto che ha visto protagonista uno dei due arrestati, fotografato ammanettato e con una benda nella caserma dei carabinieri: «Sono stati interrogati con tutte le garanzie difensive, dall’interprete agli avvocati e sempre previa lettura degli avvisi di garanzia previsti dalla legge».
«Quando li abbiamo interrogati non avevano segni di nessun genere, gli abbiamo dato un avvocato di ufficio e persino un interprete per il ragazzo che diceva di conoscere l’italiano. Abbiamo consentito anche un colloquio preliminare tra il legale e Natale (che ha i nonni e una zia a Roma, ndr), da soli, senza inquirenti, senza magistrati» ha spiegato Nunzia D’Elia, procuratore aggiunto di Roma. «In quell’interrogatorio non hanno detto “non ricordo”, hanno detto tante cose, tanti particolari e con lucidità anche se avevano bevuto birra e super alcolici» ha concluso.
Il depistaggio di Brugiatelli
Francesco Gargaro, comandante provinciale dei Carabinieri, ha prima «espresso disappunto e dispiacere per le ombre e i presunti misteri diffusi in merito a questa vicenda», poi ha chiarito perché, inizialmente, si erano diffuse indiscrezioni secondo cui gli autori dell’omicidio fossero due nordafricani. «L’indicazione dei magrebini c’è stata data dal Brugiatelli (colui che ha chiamato il 112, ndr) il quale ci ha detto che si trattava di due persone di carnagione scura, verosimilmente nordafricani. Per questo le nostre ricerche sono state concentrate su questa direzione. Perché lo ha fatto? Non voleva essere associato al fatto visto che li conosceva».
Brugiatelli – che «i carabinieri non conoscevano affatto e che hanno identificato quella sera» – ha precedenti «per rapina e rissa, risalenti a 10 anni fa». Non era un informatore delle forze dell’ordine.
La dinamica dei fatti
Il comandante Gargaro ha poi ricostruito la dinamica dei fatti: «I nostri due carabinieri avevano dapprima individuato il “biondino” che, però, era riuscito a fuggire per le vie di Roma. Dopo hanno visto in piazza il Brugiatelli il quale gli ha subito riferito del furto dello zainetto. I nostri agenti, a quel punto, lo hanno invitato ad andare a denunciare tutto presso la caserma più vicina. E lui lo ha fatto chiamando un’ora dopo al 112. Prima abbiamo mandato una pattuglia in divisa, dopo i due carabinieri in abiti civili, Cerciello e Varriale che erano in servizio».
Solo in un secondo momento Sergio Brugiatelli e i due carabinieri hanno chiamato i due americani per fissare un appuntamento (per la restituzione della borsa): «Quando i due si sono presentati erano incappucciati e, nonostante i nostri uomini si fossero qualificati come carabinieri, sono stati aggrediti in pochi attimi con un’arma, un coltello di 18 centimetri portato dagli Usa. Sopraffatti nell’immediatezza, non c’è stato tempo di reagire. Varriale non poteva sparare a un soggetto in fuga, altrimenti sarebbe stato lui indagato per un reato grave».
Poi emerge un altro particolare: «Cerciello aveva con sé solo le manette e non l’arma. L’aveva dimenticata, è stata probabilmente una dimenticanza ma ciò non toglie che non avrebbe potuto reagire. La sua pistola, infatti, l’abbiamo trovata nel suo armadietto in caserma e il motivo perché fosse lì lo sa solo lui».