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Tav, siluro dal Blog delle Stelle ai “voltagabbana” dell’opera: nel mucchio c’è anche la Lega

Arriva l'annuncio di una mozione in Senato sulla Torino-Linea in cui il Movimento vuole certificare le posizioni in campo e mostrarsi come l'unica forza contraria alla Torino-Lione

Il Movimento 5 Stelle sembra aver scelto la linea per gestire le critiche piovute da più parti al via libera alla Tav dato dal premier Conte. Da giorni diversi esponenti del movimento, il capo politico Luigi Di Maio in testa, ripetono quello che sembra essere diventato un mantra per bloccare l’onda di scontento che arriva dalla base, dagli attivisti e dalla Val di Susa: «Noi siamo sempre stati contrari all’opera, gli altri hanno cambiato idea».

Oggi arriva quella che si può considerare la certificazione ufficiale della posizione: in un post sul Blog delle Stelle, firmato Movimento 5 Stelle, dall’inequivocabile titolo «TAV. Quel treno pieno di voltagabbana», l’attacco frontale al Pd, ma soprattutto, all’alleato di governo.

Ma non solo. Per il Movimento nel «partitone dei supporter della Torino-Lione» confluirebbero, oltre naturalmente a tutte le altre forze politiche, anche «larga parte degli economisti, il grosso della stampa (sui “giornaloni” analisi distanti dal pensiero unico sono ormai bandite) Confindustria, banche e oltranzisti del cemento».

La linea Maginot sembra tracciata. «Soltanto il Movimento 5 Stelle non è mai salito sul treno nel quale oggi troviamo stipati i tantissimi “ultras” del Tav. – si legge ancora sul Blog – Diversi tra loro solo in apparenza, ma in realtà uguali nel fanatismo a sostegno di un’opera inutile, dannosa, antidiluviana e dai costi tutt’altro che certi».

Principale obiettivo polemico del post, come si diceva, la Lega. Il Movimento ricorda come Mario Borghezio partecipasse alle manifestazioni contro l’opera e come Roberto Maroni, in un intervista a Radio Padania del 7 dicembre 2005, quando ricopriva l’incarico di ministro del Welfare del governo Berlusconi, dichiarasse: «Questi cittadini non sono no global. La protesta della Val Susa non va ignorata, bisogna comprendere le ragioni della gente. Il problema non si risolve con strumentalizzazioni o con l’intervento delle forze dell’ordine».

Su posizioni No Tav, secondo il M5S, anche Roberto Cota (poi diventato un presidente della regione Piemonte favorevole all’opera) in una Lega in cui – ecco l’affondo – «giocava già un ruolo importante l’europarlamentare Matteo Salvini».

Come già anticipato dal vicepremier Di Maio, anche dall’organo ufficiale del Movimento arriva l’accusa di incoerenza nei confronti di Matteo Renzi che nel suo libro Oltre la rottamazione del 2013, scriveva: «La Tav? Non è un’opera dannosa, ma inutile. Soldi impiegati male. Rischia di essere un investimento fuori scala e fuori tempo».

Ma l’attacco è a tutto il Partito Democratico: «Molti sindaci, oltre a consiglieri regionali e comunali, nell’era dei Ds furono eletti proprio per le loro posizioni di opposizione al Tav. Anche dopo la nascita del partito veltroniano- continua il post – il Pd brulicava di No Tav. Era No Tav l’ex sindaco di Susa, erano No Tav assessori a Venaus, erano No Tav membri della segreteria provinciale».

Dal j’accuse non è risparmiato neanche Carlo Cottarelli, l’ex commissario alla spending review. I 5 Stelle ricordano la posizione del passato dell’economista: «Due opere – la nuova Torino-Lione e la linea Napoli-Bari – mostrano flussi di traffico, attuali e prospettici, così modesti da poter escludere che sia opportuno realizzarle nella forma prevista». Ora, «sui sofà televisivi, dove ormai è di casa», ironizzano i pentastellati, Cottarelli dichiarerebbe: «Forse costa più non farla che farla». Ma questa, in sostanza, è la posizione espressa dal premier Conte.

In conclusione il Movimento annuncia di voler certificare le posizioni in campo presentando una mozione in Senato: «nel Parlamento sovrano vedremo chi darà il disco verde a questo treno che viaggia già fuori dalla storia», chiosa il post. E la posizione politica e comunicativa sembra chiara: presentarsi agli elettori con l’immagine di un voto dell’emiciclo dove le luci accese, quelle contrarie al’opera, siano solo quelle del M5S.

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