Omicidio “Diabolik”, i funerali saranno privati. Cosa sappiamo sull’agguato della droga

Secondo i magistrati, la pista corretta sarebbe quella del narcotraffico: Piscitelli “lavorava” con la banda degli albanesi, presente anche nelle intercettazioni di Mafia Capitale

I funerali di Fabrizio Piscitelli, l’ex capo ultras della Lazio noto come “Diabolik”, si svolgeranno in forma privata. Secondo quanto si è appreso, la decisione è stata presa dal questore di Roma, Carmine Esposito, per «motivi di ordine e sicurezza». Ieri sera – l’8 agosto – alle 21.30, c’è stata una fiaccolata nei pressi della chiesa San Policarpo. Centinaia di amici e tifosi sono andati in pellegrinaggio sul luogo dell’omicidio, al parco degli Acquedotti a Roma in zona Tuscolana. Tra gli omaggi lasciati alla panchina dove è stato ucciso con un colpo di pistola alla nuca, ci sono con fiori, bandiere, biglietti e sciarpe. L’omicidio di Piscitelli si è svolto secondo le modalità di quella che sembra essere una vera e propria esecuzione. I magistrati Nadia Plastina e Rita Ceraso e i procuratore Michele Prestipino stanno procedendo per omicidio volontario aggravato dal metodo mafioso.


Secondo quanto riportato, anche il suo autista era stato preso di mira dagli aggressori, ma la pistola si è inceppata ed è riuscito a scappare. Tutte le ipotesi sono ancora aperte, ma la pista più probabile sembrerebbe essere quella della droga. Come ricostruisce Repubblica, la mobile diretta da Luigi Silipo sta puntando alla banda degli albanesi con cui Piscitelli “lavorava” alle dipendenze di Massimo Carminati già nel 2013. La causa potrebbe essere un vecchio debito mai pagato. Il ruolo di primo piano assunto dagli albanesi a Roma è raccontato dallo stesso Carminati in alcune intercettazioni dell’inchiesta Mafia Capitale: «Qui a Ponte Milvio… diciamo… si è creato tutta una… una struttura di gente che non è del luogo.. gente che veniva da fuori… eh.. capito?», si sente. «Lo sai che c’è? Gli albanesi stanno diventando importanti a Roma, cioè… su certe attività eh!». Diabolik era anche al centro di un’altra inchiesta ancora in corso, che ipotizza un traffico di droga smerciata tra il Tuscolano e Ponte Milvio e il riciclaggio dei ricavati in attività commerciali.


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