Cambiamento climatico, nasce un nuovo mestiere: il cacciatore di iceberg

L’acqua che se ne ricava è considerata una rarità nonché un bene di lusso

Sull’isola canadese di Terranova ogni mattina all’alba c’è chi si imbarca per raccogliere l’oro bianco, pezzi di ghiaccio che giungono direttamente dalla Groenlandia. È un nuovo mestiere, alternativo si potrebbe dire, che sta prendendo sempre più piede anche a causa dei problemi legati al cambiamento climatico. A dedicarsi alla pesca sono uomini che navigano ogni giorno attraverso il “corridoio degli iceberg”. Imponenti volumi di ghiaccio alti anche diverse decine di metri dai quali da più di 20 anni si estrae acqua per poi rivenderla ai negozianti che la imbottigliano oppure la mescolano con alcool o la utilizzano per fabbricare prodotti cosmetici.


Il metodo

Per stanare i pezzi di iceberg, i pescatori si dedicano come prima cosa all’osservazione delle immagini satellitari tramite le quali vengono localizzati gli iceberg da catturare, spesso dopo lunghi tragitti in mare. Con l’aumento delle temperature la calotta polare sta accelerando la sua dislocazione: la conseguenza è l’incremento del lavoro per i cacciatori di ghiaccio. Arrivati a destinazione, l’obiettivo è sparare sui blocchi di ghiaccio perché si stacchino dalle pareti, anch’esse ghiacciate, cui sono ancorati. Se il bottino è ricco, con una gru le imbarcazioni trainano le preziose “pepite” di oro bianco che pesano fino a due tonnellate, avvolte in una rete. L’ultimo passaggio prevede lo scarico del ghiaccio sul pontile dove il capitano lo frantuma in pezzetti con un’ascia che poi vengono stoccati in serbatoi da mille litri. Ci vorrà qualche giorno perché il ghiaccio diventi acqua. Si stima che nei momenti di massimo “raccolto” ogni equipaggio raccoglie in media circa 800 mila litri di acqua a stagione. I locali sborsano fino a un dollaro al litro.


Dagli iceberg all’extra lusso

Considerata una rarità nonché un bene di lusso, l’acqua degli iceberg è diventata una prelibatezza perché considerata pura. La purezza deriva dall’essere congelata prima dell’inquinamento atmosferico della Rivoluzione industriale. Negli ultimi anni quest’acqua è diventato un fenomeno di attrattiva per marchi ed aziende di nicchia specializzati nella vendita di prodotti extra lusso, dal cibo alla cosmesi. Tra questi c’è la Dyna-Pro che riempie di acqua di iceberg bottiglie di vetro come pezzi di design poi rivendute 11 euro al pezzo ad una clientela ricca, in Europa, ma anche a Singapore e Dubai. Nella località turistica di Twillingate – in Canada – la Auk Island Winery produce invece alcool di bacche selvatiche utilizzando acqua di iceberg, con prezzi che vanno da 7 a 60 euro la bottiglia.

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