In Nuova Zelanda tasse e stipendi si pagano in criptovalute

Un vero cambiamento se pensiamo che i Bitcoin esistono da un decennio, ma non sono mai stati usati per le transazioni

Sembrava quasi impossibile, invece l’onda della moneta virtuale sta cominciando a travolgere la realtà. Dal primo settembre, infatti, in Nuova Zelanda verrà dato il via a pagamenti di tasse e buste paga in criptovalute. Un passaggio rivoluzionario se pensiamo che le monete virtuali esistono da un decennio (il Bitcoin è nato nel 2009), ma mai erano state prese in considerazione, in via ufficiale, per effettuare transazioni. Per il governo neozelandese i tempi sono maturi per fare questo passo, senza contravvenire però ad alcune regole: in primo luogo, le criptovalute potranno retribuire solo i lavoratori dipendenti. Poi, dovranno avere un importo fisso. E, come ultima cosa, dovranno costituire parte integrante dello stipendio. La rivoluzione del governo di Jacinda Ardern porta con sé un problema: le criptovalute non sono connotate da precise caratteristiche economiche, questo le rende più soggette a bolle speculative.


Controversie

La questione Bitcoin è da sempre molto dibattuta. Mai alcun governo o istituzione internazionale ha creduto di adottare questo tipo di monete per il vuoto legislativo che le caratterizza: non esiste, ad oggi, alcuna normativa o legislazione che ponga precisi paletti alla loro circolazione. Questo gap non ha fatto altro che incrementare l’interesse da parte di organizzazioni criminali che hanno visto nelle criptovalute un motivo per aggirare i controlli sull’entrata di denaro “sporco”. Inoltre, le piattaforme online di scambio in cui vengono custoditi i portafogli digitali risultano essere dotate di poca sicurezza e dunque soggette ad attacchi informatici che possono trasformarsi in perdite economiche.


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