Simon Gautier, polemiche sui ritardi dei soccorsi: perché ancora oggi è difficile localizzare i dispersi in montagna

Come si fa a localizzare i dispersi in zone isolate? I mezzi esistono, ma è difficile usarli bene

Lo studente parigino Simon Gautier di cui parenti e amici non avevano più notizie dallo scorso 9 agosto, è stato trovato morto in un burrone il 18 agosto. Simon, che prima dell’incidente stava facendo trekking nel parco del Cilento, aveva telefonato al 112 per chiedere aiuto:


«Sto morendo dal dolore. Sono caduto in una scarpata. Ho le gambe rotte. Aiutatemi. Vedo il mare, ma non so dove mi trovo».


La zona della tragedia è situata nella provincia di Salerno. Simon aveva deciso di avventurarsi da solo lungo un sentiero classificato come «molto pericoloso». Il ritrovamento del corpo è stato conseguente a quello del suo zaino.

Ora si discute sui tempi che sono trascorsi da quella telefonata al ritrovamento del corpo e del fatto che non sia stato possibile geolocalizzare un disperso dotato di cellulare.

Saranno le autorità competenti ad accertare eventuali negligenze da parte di chi doveva assicurare un pronto intervento. Ma a livello tecnico, si può cercare di capire quali mezzi hanno a disposizione gli addetti ai lavori per geolocalizzare un disperso.

La localizzazione attraverso le antenne telefoniche

Quando sono nati i cellulari non avevano il Gps. La rete telefonica è una infrastruttura diversa. Esistono tante antenne sparse nel territorio, soprattutto in zone urbane. Il cellulare sostanzialmente è come una radio che si aggancia al segnale delle antenne sintonizzate su certe frequenze, ed è in grado attraverso queste di inviare messaggi.

Noi possiamo conoscere quindi quali sono le antenne che possono in un dato momento comunicare con un cellulare. Il problema è che quando usciamo dall’ambito urbano queste antenne tendono a essere sempre meno numerose. L’area che una singola antenna è in grado di coprire può anche essere piuttosto ampia.

In zone di montagna la presenza di antenne è notevolmente inferiore. Inoltrando una chiamata di emergenza l’unica cosa sensata che si può fare per localizzare il mittente è tentare una triangolazione tra le antenne più vicine. 

Data la scarsa quantità di antenne la localizzazione che ne deriva sarà comunque piuttosto approssimativa, basata sulla potenza dei segnali. In posti “sperduti” è probabile che il cellulare possa appoggiarsi solo su una antenna, rendendo ancora più difficile stabilire una localizzazione certa. Questo rende molto difficile trovare i dispersi.

Ma i cellulari oggi non hanno anche il Gps?

Eppure oggi coi cellulari noi possiamo pubblicare post nei Social che danno anche una geo-localizzazione. Parliamo però di un’altra infrastruttura. Il Gps che usano i cellulari si appoggia a una rete di satelliti. Per fare in modo che questo genere di dati vengano trasmessi automaticamente anche attraverso la telefonia bisogna apportare delle modifiche apposite, che oggi non hanno tutti i dispositivi.

Il Gps è indipendente dal dispositivo. Anche chiamando direttamente il 112, se dovessimo trovarci in un’area sperduta non è detto che si riesca a rintracciarci subito, ancora oggi dipendiamo dalla ricerca umana a Terra e tramite elisoccorso, attraverso determinati protocolli di intervento.

Esistono dispositivi fatti appositamente per gli escursionisti e chiunque operi in aree isolate. Parliamo di veri e propri telefoni satellitari in grado di inviare la propria posizione in maniera automatica. Oggi in Italia come in altri paesi non esiste qualcosa del genere esteso a tutti i dispositivi mobili. 

Tuttavia esistono delle App che possono essere installate nel proprio cellulare, al netto della possibile sfortuna di trovarsi in zone non coperte dai satelliti nel momento in cui ci si trova in difficoltà; anche trovarsi in una grotta potrebbe rendere il tutto più difficile, ma dà certamente molte più chance di essere rintracciati in tempi relativamente brevi. 

Quali strumenti usiamo oggi

Il sistemista informatico Mirko Tuccitto (in arte Grizzly), consigliere di un’associazione di volontariato di protezione civile in Sicilia, con mansioni di gestione delle comunicazioni radio ed elettroniche, spiega a Open quali sono i mezzi che dovrebbero essere a nostra disposizione per rintracciare e soccorrere i dispersi.

«In Italia stiamo riuscendo ad avere le Centrali uniche per le emergenze, attraverso il 112 – spiega Tuccitto – La Centrale unica può anche inviare un Sms al tuo numero di cellulare: Sms Locator. Se è uno smartphone col Gps, prodotto dopo l’approvazione di questo standard nel 2018, il cellulare risponde così automaticamente con un Sms avente le coordinate Gps». 

Perché tutto questo funzioni occorre quindi un dispositivo prodotto di recente e che vi sia una Centrale unica altrettanto attrezzata. «C’è anche un modo per inviare un messaggio a una Centrale unica prima di effettuare la chiamata – aggiunge Tuccitto – per esempio attraverso l’App “Where are U”, che funziona in tutta Europa, anche se non sempre alla perfezione.

Va detto inoltre che in Italia ci sono ancora poche Centrali uniche, per carenza di decreti attuativi e fondi».

Quali strumenti useremo prossimamente

Entro il 2020 come previsto da una apposita direttiva europea dovranno essere implementati negli smartphone i sistemi di geo-localizzazione Els (Emergency location service) e Aml (Advanced mobile location). L’Italia deve ancora mettersi al passo. In Europa invece altri paesi come l’Olanda e il Regno Unito hanno già attivato questi sistemi.

Sono compatibili coi sistemi Android e iOS, permettendo una geo-localizzazione attraverso lo stesso principio del Sms Locator, ma con una precisione nettamente superiore, pari a 56 metri.

Foto di copertina: ANSA/PASQUALE LAPADULA/I soccorritori che hanno recuperato la salma di Simon Gautier, il giovane escursionista francese morto nel Cilento dopo essere precipitato in un dirupo, 19 agosto 2019.

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