Migranti, barca dispersa nel Mediterraneo. Alarm Phone: «Riportati in Libia?»

«Un’altra operazione di intercettazione e respingimento da parte della cosiddetta guardia costiera libica, in cooperazione con le autorità europee»? La denuncia della Mare Jonio: «Qualcuno manda in tilt i nostri strumenti di navigazione»

Un’ imbarcazione con una cinquantina di persone dispersa nel Mediterraneo centrale, forse intercettata dalla Guardia Costiera Libica. È quanto riporta in un tweet Alarm Phone, il servizio di supporto a coloro che si trovano in difficoltà nel Mediterraneo nel tentativo di arrivare in Europa. Tra i timori della organizzazione, quello che le persone siano state intercettate dalla Guardia Costiera Libica e che siano state portate in Libia.


«Ieri siamo stati contattati da una barca in pericolo proveniente dalla #Libia», scrive Alarm Phone. «A bordo 50 persone, tra cui 20 donne e molti bambini. Dopo aver ricevuto la posizione GPS abbiamo informato le autorità di #Malta e la Guardia Costiera. Abbiamo poi perso contatto con la barca».


L’allarme è chiaro: «Temiamo che sia avvenuta un’altra operazione di intercettazione e respingimento da parte della cosiddetta guardia costiera libica, in cooperazione con le autorità europee. Nel #Mediterraneo, stragi di massa e violazioni dei diritti umani continuano a rimanere invisibili».

La denuncia di Mediterranea

Nel frattempo la nave Mare Jonio della ong italiana Mediterranea Saving Humans partita da Licata pochi giorni fa «sta pattugliando il Mediterraneo centrale ormai da tre giorni, mentre quella immensa distesa d’acqua è teatro, in particolare nella zona Sar (ricerca e soccorso, ndr.) a est di Tripoli, di ripetute catture di profughi di guerra da parte della cosiddetta guardia costiera libica, coadiuvata negli interventi di intercettazione da quegli stessi assetti aerei militari di Paesi dell’Unione europea che continuano a sorvolarci», scrive Mediterranea in una nota e su Twitter.

Con un’accusa pesante: «Ormai i Comandi militari e i Centri di coordinamento europei non rilanciano le segnalazioni di imbarcazioni in difficoltà, attraverso i canali di comunicazione radio e messaggistica previsti dal diritto marittimo e dai protocolli SAR internazionali, come sarebbe loro dovere fare, ma pare interloquiscano unicamente con le “Autorità libiche”»

La Mare Jonio denuncia anche «una intensa (e non meglio identificata) attività militare di “jamming”», ovvero «di deliberata interferenza sui segnali GNSS e GPS»: per questo, dicono, le apparecchiature a bordo «non ricevono alcun messaggio e gli stessi nostri strumenti di navigazione sono mandati in tilt».

Insomma, in un clima «di silenzio e di connivenza da parte degli Stati dell’UE sembra sia diventata prassi ordinaria un crimine gravissimo: respingere centinaia di persone verso un porto non sicuro in un Paese dove sono a rischio di vita e trattamenti inumani e degradanti».

In copertina foto di archivio

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