Non più Giacarta: le ragioni per cui l’Indonesia ha scelto una nuova capitale

Metà dell’attuale capitale, Giacarta, si trova già sotto il livello del mare e i rischi ambientali, economici e di sicurezza pubblica sono troppo elevati

Come Brasile, Pakistan e Nigeria, anche l’Indonesia avrà una nuova capitale. La città non ha ancora un nome, ma da oggi si sa che si troverà nel Borneo, nella provincia di East Kalimantan, in un’area ad oggi coperta dalla giungla. L’ha annunciato il 26 agosto il presidente Joko Widodo.


L’attuale capitale, Giacarta, dove abitano più di 10 milioni di persone, è infatti stata costruita su un terreno paludoso e sta rapidamente affondando. Alcune parti della città scendono ogni anno 25 centimetri più in basso e quasi metà della metropoli si trova in questo momento sotto il livello del mare. In più, l’inquinamento dell’aria è tale che i cittadini hanno denunciato lo Stato quest’anno.


«Il peso che deve sopportare Giacarta in questo momento, come centro politico, finanziario e commerciale è troppo pesante», ha affermato Widodo in un discorso diffuso alla televisione, aggiungendo che invece, nella regione prescelta per la nuova capitale, «il rischio che avvengano disastri naturali è minimo».

La città sarà a cavallo di due regioni relativamente sottosviluppate, il Kutai Kertanegara e il Penajam Paser Utara. «La location è molto strategica: è al centro dell’Indonesia e vicina ai centri urbani», ha aggiunto.

Giacarta, capitale dal 1949 comporta infatti per la sua eccessiva espansione su un terreno fragile importanti rischi ambientali, economici e di sicurezza pubblica. In più, «nei 74 anni in cui l’Indonesia è stata indipendente, non ha mai potuto scegliere la sua capitale», ha affermato il presidente, in riferimento alla dominazione olandese finita nel 1945.

Molti abitanti che non vivono a Giava, l’isola dove si trova Giacarta, lamentano infatti da anni una situazione di isolamento. Dal progetto della nuova capitale che costerà il corrispettivo di 32.79 miliardi di dollari, ci si aspetta che fornisca un contributo fondamentale alla decentralizzazione dello Stato, a cui il Paese lavora da oltre vent’anni.

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