La tassa sui prelievi in contanti una «follia da Unione sovietica»? Perché non è come ve la racconta Salvini

Non dice che la proposta è di Confindustria, così come non riporta le condizioni disinformando i cittadini

Il 13 settembre 2019 Matteo Salvini, ex ministro dell’Interno ora all’opposizione, pubblica su Facebook uno screenshot della prima pagina del quotidiano La Verità con il seguente titolo di apertura: «Prove tecniche di regime fiscale. Tassa sui prelievi in contante». Ecco il commento del leader leghista:

Qualcuno sta pensando di tassare i prelievi in contanti: sarebbe una FOLLIA!
Uno potrà o no andare in banca a prelevare i PROPRI soldi senza che gli rompano le scatole???
Magari lo facevano in Unione Sovietica, io voglio vivere in un Paese LIBERO.

Il post di Matteo Salvini che non spiega ai cittadini di cosa si tratta la proposta.

Il post di Salvini e il semplice screenshot riportato non informano completamente i cittadini in merito alla «proposta» facendo pensare che basti un semplice prelievo al bancomat per ritrovarsi tassati di qualche centesimo o addirittura di qualche euro.

La proposta di Confindustria

In realtà l’idea arriva dal centro studi Confindustria che propone di tassare i prelievi bancomat superiori a 1.500 euro mensili concedendo però agevolazioni per i pagamenti elettronici. Un modo, questo, per tracciare i pagamenti al fine di combattere l’evasione fiscale, come spiegato nelle agenzie diffuse l’undici settembre 2019:

Nel contrasto all’evasione fiscale – si legge nell’analisi del centro studi Confindustria – si dovrebbe “agire aumentando gli incentivi del consumatore finale all’uso della moneta elettronica, rendendo per lui relativamente più conveniente l’utilizzo della moneta elettronica rispetto al contante”. E ritiene che si possa raggiungere tale risultato “attraverso strumenti che si completano a vicenda e che muovono nella stessa direzione”.

L’idea, dunque, è di applicare una commissione del 2% per i prelievi superiori a 1.500 euro mensili prevedendo, inoltre, di applicare una detrazione di pari valore – sempre il 2 – in sede di dichiarazione dei redditi per i pagamenti effettuati elettronicamente (bancomat, carte di credito, bonifici).

L’articolo de La Verità

Nello screenshot condiviso da Salvini sono presenti in foto Mario Monti e Giuseppe Conte, mancanti nella prima pagina del quotidiano La Verità del 12 settembre 2019. L’aggiunta dei due presidenti del Consiglio è voluta dallo staff di Salvini.

La prima pagina de La Verità del 12 settembre 2019.

Nell’articolo online sono presenti Luigi Di Maio e il Presidente di Confindustria Vincenzo Boccia con il seguente testo introduttivo:

Il contributo di Confindustria alla legge di bilancio: «Imposta del 2% al bancomat, frutterebbe 3,4 miliardi l’anno». Un’idea folle che però trova terreno fertile nel governo, dove già stanno pensando di aumentare l’Iva a chi non utilizza pagamenti elettronici.

L’articolo sul sito de La Verità.

Per leggere il resto dell’articolo bisogna abbonarsi, ma è bene sapere che all’interno dello stesso (non all’inizio) riportano un «pericoloso meccanismo premiale per tutti coloro che utilizzano le transazioni digitali». A metà dell’articolo, invece, riporta le cifre:

Per i prelievi, da bancomat o sportello, superiori ai 1.500 euro mensili, la banca o le Poste applicheranno una percentuale del 2%, che sarà trattenuta alla fonte. Gli istituti saranno sostituti d’imposta e verseranno nelle casse dello Stato (sempre secondo le stime di Csc) qualcosa come 3,4 miliardi di euro. Per Confindustria il 75% degli italiani preleva meno di 1.500 euro: come dire, il grosso sarà esente dalla gabella.

Secondo la tesi riportata da La Verità, il ragionamento non tiene siccome ritengono che «chi fa nero riceve contanti e paga in contanti e non passa dai circuiti bancari» senza considerare che un cittadino potrebbe ritirare dal suo conto corrente somme pari a 1.500 euro e pagare un servizio o un bene in nero. C’è da dire, inoltre, che un cittadino per evitare questa «tassa» potrebbe fare più prelievi per arrivare al totale desiderato anche se superiore alla cifra minima proposta da Confindustria.

Le critiche di Confersercenti

«Quella della tassa sui contanti è un’idea che non ci piace», si legge nella nota di Confesercenti in risposta alla proposta di Confindustria: «sarebbe una stangata da miliardi di euro sui consumatori, che concorrerebbe sicuramente a deprimere ancora di più la spesa delle famiglie, già in rallentamento. Ci chiediamo inoltre quale sarebbe l’impatto di una misura del genere sulla popolazione più anziana del nostro Paese».

«Siamo assolutamente convinti», continua la nota, «della necessità di promuovere la diffusione della moneta elettronica, non solo per ragioni di tracciabilità e trasparenza, ma anche di sicurezza degli operatori commerciali. Ma al bastone preferiremmo la carota: quella della tassa sui contanti non è la strada giusta, meglio incentivare l’utilizzo di carte di credito e bancomat, con agevolazioni per i consumatori e minori costi per le imprese».

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