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I presunti legami tra la Lega AntiVivisezione e le associazioni animaliste che minacciano i ricercatori

17 Settembre 2019 - 22:00 Juanne Pili
La replica di Giulia Corsini alla Lav sulle minacce ai ricercatori del progetto LightUp

In un nostro articolo riportavamo un caso presentato su Repubblica riguardante i ricercatori del progetto LightUp “schedati” in rete e minacciati dagli animalisti, dopo una presunta fuga di dati dal ministero della Sanità, a seguito di una richiesta di accesso ai loro dati da parte della Lav (Lega antivivisezione).

L’Associazione ha comunque chiesto e ottenuto una replica, nonostante il loro punto di vista fosse già presente nel testo. Nella replica infatti si ripetono dichiarazioni già citate nell’articolo, altre invece sono in risposta ad accuse che – come vedremo – non venivano nemmeno menzionate.

Nel testo riportavamo anche il comunicato di Patto trasversale per la scienza, associazione alla quale hanno aderito anche i ricercatori del progetto LightUp Marco Tamietto (che ricevette un proiettile per posta) e Luca Bonini, altrettanto oggetto di pesanti minacce. Del caso si interessò anche la rivista Science.

I ricercatori minacciati dagli animalisti radicali sarebbero stati “rei” di lavorare nella sperimentazione animale, in particolare sui macachi, per studiare alcune lesioni cerebrali che portano a cecità i pazienti, tutto secondo limiti bioetici e normativi già molto restrittivi rispetto agli altri paesi europei.

La veterinaria Giulia Corsini di Patto trasversale per la scienza, fa notare nella sua controreplica – che riportiamo di seguito – alcuni punti controversi della presa di distanze da parte della Lav.

Una in particolare riguarda la presunta fuga di dati che avrebbe permesso di localizzare i ricercatori. La Lav nega infatti che ci sia stato un incontro in cui possa essersi verificata. Eppure sappiamo che una richiesta di accesso ai dati dei ricercatori è stata concessa dal Ministero.

Giulia Corsini di Patto trasversale per la scienza – citata nella replica della Lav – spiega a Open i punti controversi di quanto affermato dall’Associazione animalista.

Nessun incontro al Ministero?

Nel nostro articolo non si affermava che la Lav avesse avuto un incontro con la ministra Giulia Grillo. Riportavamo invece quanto sostenuto su la Repubblica riguardo a un incontro al Ministero da lei diretto. Tuttavia la Lav ha voluto comunque negarlo nella sua replica:

«L’associazione, inoltre, dichiara di non aver mai incontrato il ministro Grillo in merito alla vicenda».

«La Lav, in risposta alle mie affermazioni – precisa Corsini – dichiara di non aver mai diffuso dati sensibili dei ricercatori, da loro falsamente accusati di rendere ciechi gli animali. Eppure, a seguito di un incontro al ministero della Salute il 17 Giugno 2019 e il 1 luglio 2019, ottiene l’accesso agli atti con informazioni riservate, dati personali dei ricercatori e l’intero progetto LightUp».

Non ci sono mai state fughe di dati?

«In questi mesi, dopo una petizione organizzata dall’associazione animalista Lav per chiedere di interrompere il progetto “Lightup” – spiega la Dottoressa – ed un crescendo di attenzione e disinformazione promosso da parte di molte altre associazioni animaliste, alcuni ricercatori impegnati in esso sono stati minacciati di morte da estremisti animalisti. Il testo della petizione riportava moltissime informazioni errate, smentite punto per punto dalle Università di Torino e Parma coinvolte nel progetto».

L’istanza di accesso agli atti della Lav al ministero della Salute.

La correlazione con le minacce ricevute dai ricercatori può essere solo una coincidenza. «Sì, ma sta di fatto che dati riservati escono a poco a poco dopo queste date – precisa Corsini – Due giorni dopo il comunicato della Lav in cui dichiara di avere tutti i documenti, l’associazione animalista Leal posta nome e luogo del fornitore dei macachi e annuncia proteste in Italia e Olanda contro il trasferimento degli animali e quindi contro il progetto legalmente autorizzato, mettendo a rischio le persone coinvolte».

«L’associazione animalista Leal posta nome e luogo del fornitore dei macachi e annuncia proteste in Italia e Olanda».

«Ma non è la prima volta che vengono diffuse informazioni sensibili – continua la Dottoressa – Già anni fa la Lav diffondeva un documento  “La Vivisezione in Italia Regione per Regione”. E anche “La denuncia della lav DOPO LA CHIUSURA DI GREEN HILL: Sperimentazione sui cani ma senza anestesia: l’elenco dei «cattivi»”, in cui sono pubblicate sul sito dell’associazione strutture che praticano sperimentazione animale». 

Informazioni per chi? «Guarda caso, delle strutture indicate dalla Lav – risponde Corsini – in questo ultimo articolo, ben due su cinque sono state prese di mira e alcune addirittura saccheggiate dagli animalisti attivisti, come per esempio Rtc e il Dipartimento di Farmacologia di Milano».

«Come non ricordare quando la Lav ha sostenuto che tre veterinari,  presidenti di diverse associazioni (Anmvi, Sival, Aisal), sarebbero stati consulenti di Green Hill?».

«La Lav ha affermato che Green Hill li aveva nominati come consulenti, dopo di che le frange estremiste animaliste avevano diffuso i dati personali dei veterinari e boicottato l’attività privata di Melosi (presidente Anmvi) minacciandolo di morte».

«In seguito, a causa delle false accuse e offesa alla reputazione di Melosi, l’Ufficio Stampa della Lav verrà condannato per diffamazione a mezzo stampa. Per il giudice c’era la “chiara intenzione di aggredire e accusare”».

«La Lav può benissimo prendere le distanze dai gesti estremisti, ma è una dichiarazione di maniera, priva di concretezza. Intanto, nel manifesto del corteo nazionale contro il progetto LightUp del 6 luglio e del 14 settembre, accanto al simbolo Lav compaiono anche quello del “Fronte Animalista” che ha rivendicato l’aggressione in strada al professor Tamietto, e di Meta, che ha postato la foto con le minacce».

«Accanto al simbolo Lav compaiono anche quello del “Fronte Animalista” che ha rivendicato l’aggressione in strada al professor Tamietto, e di Meta, che ha postato la foto con le minacce».

Perché rischiamo sanzioni dall’Europa per i macachi?

«Il 9 Agosto è Michela Kuan, biologa nutrizionista responsabile dell’area sperimentazione animale della Lav, che firma tutti i comunicati stampa sulla questione – nota la Dottoressa – a ribadire in un’intervista dei dati riservati sul fornitore e la provenienza degli animali».

«In questo caso gli animali provengono da uno stabilimento olandese – afferma Kuan – che ha come fornitore la Cina quindi pensiamo ai viaggi che fanno questi animali privati della loro vita del loro ambiente e spediti per viaggi transoceanici in aereo arrivano in Olanda e passano quarantena dove vengono smistati».

«Certo la Kuan dimentica di dire che i macachi sono costretti a questi viaggi perché non possono essere più allevati in Italia – prosegue Corsini – in quanto prassi vietata dal Decreto Legislativo 26/2014, in contrasto con quanto specificato dalla Direttiva Europea 2010/63. Per questa violazione, della quale la Lav si fregia come risultato delle proprie capacità lobbistiche (“grazie a un lavoro tattico e di forza parlamentare, a una paziente e difficile tela che siamo riusciti a tessere”), l’Italia rischia una procedura di infrazione che pagheranno tutti i cittadini». 

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