Milan-Inter, a voi il derby. E le prime responsabilità

Alle 20,45 scatta la Stracittadina. I rossoneri cercano l’aggancio, i nerazzurri la minifuga

Sono diversi per filosofia, comunicazione; ora diversissimi perché poli opposti nella stessa città. Marco Giampaolo e Antonio Conte sono le facce nuove del derby numero 171 in Serie A tra Milan e Inter. L’ennesimo confronto tra Casciavit, un tempo l’anima popolare di Milano, e Bauscia, la vecchia borghesia che parteggiava per il nerazzurro. Etichette d‘antan, con qualche inversione e sovrapposizione di ruoli.


Ruoli capovolti

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A partire dalle filosofie. Conte, che si è autodefinito ‘Asino’ dopo lo scivolone in Champions con lo Slavia Praga, è molto più casciavit di Giampaolo: intensità, verticalità. Insomma, si vada al sodo. Mentre il collega rossonero è alla ricerca ossessiva del palleggio, la strada maestra per arrivare al risultato, in questo momento un po’ troppo sconnessa per i gusti di alcuni passeggeri a bordo.


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Le tensioni

Stili contrapposti, tre punti in più in classifica per Conte (a punteggio pieno), ma pure qualche rogna in condivisione e la consapevolezza di arrivare al primo, vero scoglio stagionale dopo un calendario in discesa per entrambi.

Bauscia e Casciavit non sono immuni da elementi di discussione. Che dall’esterno vengono presentati come liti, dall’interno degradati
a chiarimenti. Giampaolo deve gestire Piatek e Paquetà che, abituati a un calcio ‘pirata’ e individualistico, faticano a ingoiare il verbo pallonaro dell’allenatore.

Conte, che sembra più avanti nel processo di simbiosi con la squadra, deve spegnere i primi focolai: Brozovic, che ha chiuso male con Icardi, ha avuto una discussione pure con l’erede in maglia numero ‘9’. L’accesa
chiacchierata con Lukaku in Champions ha valicato i confini dello spogliatoio.

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Il gigante e il pistolero

Con tutto il rispetto per le difese – Milan e Inter hanno subito un solo gol nelle prime tre giornate – , i fari accendono proprio il duello in prima linea. Piatek e Lukaku hanno le spalle grosse, ma pure qualche fardello da scrollarsi di dosso.

Il belga viaggia sempre in compagnia del fantasma di Icardi e degli 85 milioni di euro investiti per portarlo a Milano. Bastano due partite senza gol per riaccendere tra tifosi, appassionati e maliziosi l’atavico discorso sul rapporto qualità-prezzo.

Lukaku vuole fare Bum, Piatek Pum Pum. A Verona si è sbloccato il Pistolero che, però, in questo scorcio di stagione ha sentito più il profumo delle delusioni che della pistola-piede fumante. L’adattamento al gioco di Giampaolo è un processo lungo in media, per lui può diventare lunghissimo. Ma il derby sa accorciare le distanze in quanto opportunità o allungarle, sotto forma di trappola.

La chiave

In un derby spesso risolto negli ultimi anni in finali infuocati (da Zapata a Icardi), gestione dei nervi e del carburante sono fattori decisivi, soprattutto quando si è in pienissima fase di rodaggio. Questione di forma, ma anche, e per fortuna, di tattica e di talento.

Indipendentemente dal gioco al rimbalzo su chi sia favorito, l’Inter parte con i favori del pronostico: arriva da una base più ampia ed è stata più aggressiva in fase di mercato. Quando, con un colpo di frusta e portafoglio, ha ‘scippato’ Sensi ai cugini.

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E proprio in mezzo al campo si gioca la partita più importante. Sensi-Brozovic-Barella contro Kessie-Biglia-Calhanoglu. L’Inter d’intensità, il Milan d’esperienza. Uno dei possibili fattori di una partita che per storia ne ha fin troppi per fare le previsioni. Con variabili impazzite dietro l’angolo, uno stadio pieno, 200 Paesi collegati.
Casciavit vs Bauscia diventerà per una sera il ring calcistico del Mondo.

Foto di copertina Ansa

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