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Di Maio, il governo è caduto anche perché «la Lega bloccava la commissione d’inchiesta sui fondi ai partiti»

25 Settembre 2019 - 09:10 Redazione
Sulla questione dei presunti fondi russi ai leghisti, «Salvini non ha voluto riferire al parlamento quando era ministro, piuttosto facciamo partire una commissione»

Luigi Di Maio, in diretta da New York, non perde occasione per ribadire la distanza dalla Lega. Dopo un’alleanza altalenante, durata un anno di governo e finita con accuse molto pesanti, il leader del Movimento 5 Stelle torna su un argomento molto caro al suo elettorato: i finanziamenti ai partiti. Insieme al tema immigrazione e a quello della lotta all’evasione, il ministro degli Esteri, ai microfoni di Sky Tg24, sottolinea le differenze tra il governo con il Pd e quello con il Carroccio.

Commissione d’inchiesta sui fondi ai partiti

E uno dei punti su cui si sofferma nell’intervista oltreoceano è strettamente collegato all’affaire Savoini: «Mi auguro che ci sia il consenso in parlamento per far partire la commissione d’inchiesta sui fondi ai partiti – poi la staffilata -. Penso che il governo sia caduto anche per la volontà della Lega di non far partire quella commissione»

Di Maio chiama in causa direttamente Matteo Salvini: «Invece di provare a portare in Parlamento uno che da ministro neanche è voluto venire a riferire – afferma Di Maio a proposito dei presunti soldi russi alla Lega -, sosterrei l’idea di una commissione non solo sul caso specifico ma su tutti i finanziamenti ai partiti negli anni scorsi»

«Adesso abbiamo un meccanismo di redistribuzione»

Il ministro degli Esteri parla anche delle politiche sui migranti del Conte bis: «Se l’Italia viene lasciata sola c’è un’emergenza. Ma devo dire che con l’accordo di Malta, a differenza di quando venivano fatti sbarcare con il ministro Salvini perché si sequestravano le navi e ce li dovevamo tenere tutti, adesso abbiamo un meccanismo di redistribuzione».

«Il problema dei migranti non si risolve distribuendoli negli altri Paesi europei, ma fermando le partenze – dice Di Maio, ribadendo l’importanza di avere rapporti diplomatici più pacati -. Per questo siamo impegnati in vari colloqui sulla stabilità della Libia, per fermare il conflitto e evitare che il Paese diventi ulteriormente una rotta di migranti verso l’Italia».

Lotta all’evasione

Di Maio è allineato con Giuseppe Conte sull’urgenza di contrastare l’evasione fiscale: «Credo che la lotta all’evasione significhi lottare contro i grandi evasori e farlo anche con misure punitive coercitive molto forti come il carcere perché quello è un deterrente e ferma subito una serie di pratiche a danno dei cittadini onesti».

Ma la questione fiscale non prescinde da un altro, annoso, problema per l’economia degli italiani: «Dico anche – ribadisce il leader 5 Stelle – che la legge di bilancio dovrà contenere una riduzione del cuneo fiscale e il salario minimo che era una nostra promessa e dobbiamo mantenerla. Bisogna dire che gli stipendi da due-tre euro all’ora diventano fuori legge in Italia».

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