Milan sommerso da fischi e Fiorentina (1-3). Giampaolo rischia, Chiesa sbaglia un rigore

Clamorosa, ennesima sconfitta dei rossoneri. Musacchio si fa espellere al 50′. Pubblico inferocito

I dati sono impietosi. Terza sconfitta consecutiva, la quarta su sei gare. Meno 12 dalla capolista Inter, quart’ultimo posto in classifica. Il Milan è ridotto così dopo la sconfitta interna con la Fiorentina (1-3). Disfatta meritata sul campo e salutata dai fischi del pubblico rossonero. Apre Pulgar su rigore (12′), raddoppia Castrovilli (65′) dopo che il Milan era rimasto in 10 per l’espulsione di Musacchio (50′, fallaccio su Ribery).


Al 69′ Donnarumma para a Chiesa il secondo rigore della serata, procurato da un irriconoscibile Bennacer. Poi il tris di Ribery (standing ovation per lui) e il gol, bello ma inutile, di Leao. L’unico, con Donnarumma, a salvarsi dalle bordate di fischi di un San Siro iracondo. Con la curva sud che lascia anzitempo il settore in segno di protesta.


Viola leggera e imprendibile

Il Milan, che replica l’undici di Torino, vorrebbe subito spaccare il mondo, ma non trova, se li ha, i mezzi per farlo. Il fraseggio è ripetitivo e orizzontale. E per la Fiorentina, schierata 3-5-2 con i ‘piccoletti’ Ribery e Chiesa davanti, è come andare a nozze. Bennacer e Calhanoglu perdono due palloni sanguinosi in una manciata di minuti. E se nella prima occasione è Donnarumma a metterci, senza molto stile, una pezza, sulla seconda ripartenza il Milan si fa male.

E’ il 12esimo quando Calhanoglu s’incarta e Ribery incanta. A 36 anni il francese è un ossesso: parte, dribbla in corsa i due centrali del Milan. Donnarumma gli sbarra la strada, ma Bennacer va duro su Chiesa pronto al tap in. Rigore. Pulgar è infallibile e mette dentro il suo terzo gol stagionale. Sempre dal dischetto.

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Romagnoli il più pericoloso

Giampaolo sente la panchina in ebollizione. Come il motore del suo Milan, che continua a fare troppo fumo e zero arrosto. Piatek vaga e non riceve palloni, Leao non viene innescato, Suso è sempre in difficoltà. E sull’unico guizzo spara centrale: Dragovski alza in angolo per non correre rischi. Non è un caso, allora, che gli unici applausi San Siro li riservi a Romagnoli: anticipo e tiro che finisce lontanissimo dalla porta viola. Ma il boato di approvazione è un messaggio alla squadra: tentar non nuoce, lo scopo è tirare.

Cosa che fa benissimo la Fiorentina. Che trova il raddoppio con Castrovilli sull’ennesima combinazione Ribery-Chiesa. Ma c’è una bandierina (giustamente) alta. Chiesa è al di là della linea di qualche centimetro. Ma la differenza di organizzazione tra le due squadre fa mugugnare il pubblico che, a fine primo tempo, va giù coi fischi di massa.

Musacchio a martello: espulso

I fischi diventano silenzio quando al 50′ Musacchio falcia Ribery. Giacomelli lo ammonisce ma, richiamato dal Var, rivede le immagini e , soprattutto, l’intervento scomposto e pericolosissimo del centrale rossonero. Il cartellino diventa rosso. E per il Milan, che intanto ha inserito Krunic al posto di Kessie, è notte fonda.

La luce la spegne definitivamente uno che illuminerà la Fiorentina e , si spera, un giorno, l’Italia. Al 65′ Castrovilli fa 0-2 su assist di Chiesa e smanacciata di Donnarumma, sulla quale il giovane 22enne della Viola è il più veloce a intervenire.

Donnaruma para rigore a Chiesa

Passano 4 minuti e Bennacer commette il suo secondo fallo di rigore di giornata, sul solito Castrovilli. Stavolta batte Chiesa, di forza. Ma Donnarumma gli dice ‘No’. Il boato di San Siro arriva sulla parata del portiere, non su gol dei propri attaccanti. E’ il riassunto della serata, in generale di questo Milan. Per il quale ci sono solo fischi.

Ribery e Leao, che gol

Applausi invece, per la Fiorentina e per Ribery che al 78′ fa 0-3, passeggiando sulle macerie e mettendo alle spalle di Donnarumma una meravigliosa combinazione tra Castrovilli e Chiesa. Il Milan è in ginocchio, fischiato da capo a piedi con l’eccezione di Leao che al minuto 80 dribbla tutti e piazza nell’angolo il suo primo gol in Serie A. Un lampo, l’unico. In una tempesta che investe Giampaolo, squadra e società.

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