Rimpatri, ecco i numeri di chi parte e arriva in Italia

Secondo i dati dell’Unhcr, aggiornati a fine agosto, i tunisini rappresentano per il 2019 la percentuale più alta tra le varie nazionalità che raggiungono il territorio italiano via mare. Un paese, il nostro, in cui, come ricorda il capo della Polizia Franco Gabrielli, «non esiste una modalità di accesso lecito»

«Se un migrante può stare in Italia si deciderà in 4 mesi e non in due anni», spiega il ministro degli Esteri Luigi Di Maio nell’annunciare trionfante l’accordo tra Farnesina, Viminale e ministero di Giustizia sui rimpatri.


Cambia quindi il sistema di gestione delle domande di accoglienza: mentre fino a questo momento la valutazione delle singole domande veniva gestita dalla commissione asilo, che apriva un’istruttoria che durava mesi, da ora in avanti dovrebbero essere rifiutate le richieste dai migranti provenienti dai 13 paesi ritenuti sicuri dall’Italia – e con cui il nostro paese ha degli accordi. Questo, a meno che il singolo richiedente non riesca a dimostrare – suo l’onere della prova – che ha diritto alla protezione internazionale perché un ritorno in patria gli potrebbe arrecare gravi danni.


«I cittadini per cui i meccanismi di rimpatrio sono accelerati a 4 mesi da due anni sono da: Algeria, Marocco, Tunisia, Albania, Bosnia ed Erzegovina, Capoverde, Ghana, Kosovo, Montenegro, Senegal, Serbia, Ucraina e Macedonia del Nord», spiegano dalla Farnesina. Su un totale di 7mila arrivi al 27 settembre 2019, «oltre un terzo di quelli arrivati in Italia appartengono a uno di questi Paesi».

Chi arriva in Italia

Secondo i dati dell’Unhcr, aggiornati a fine agosto, i tunisini rappresentano per il 2019 la percentuale più alta tra le varie nazionalità che raggiungono il territorio italiano via mare. Un paese, il nostro, in cui, come ricorda il capo della Polizia Franco Gabrielli, «non esiste una modalità di accesso lecito». E a questo «bisogna metterci mano».

Tra il 1 gennaio e il 31 agosto 2019, secondo i dati Unhcr, sono arrivate in Italia dal mare 5,135 persone. Una diminuzione del 74% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, quando le persone sbarcate sulle nostre coste erano state 20,077. Il numero più alto di arrivi via mare per il 2019 è stato registrato ad agosto: 1,268 persone hanno raggiunto le coste italiane, a fronte delle 1,531 nello stesso mese del 2018.

Nazionalità delle persone che arrivano in Italia via mare/UNHCR

Nei primi otto mesi del 2019, il 26% delle persone arrivate sulle coste italiane è di nazionalità tunisina. Segue Pakistan (16%), Algeria (10%), Costa d’Avorio (10%), Iraq (8%), Bangladesh e Sudan (4%), Iran (3%), Marocco e Guinea (2% rispettivamente).

Il nuovo sistema di valutazione delle richieste d’asilo e di rimpatri si sarebbe potuto applicare quindi a Tunisia, Algeria e Marocco: il 38% delle 5,135 persone arrivate in Italia via mare, ovvero 1951 persone.

Solo ad agosto, 460 tunisini sono stati registrati nei porti di sbarco, soprattutto a Lampedusa, rispetto ai 270 del mese precedente. Al secondo posto l’Algeria, con poco meno di 200 persone sbarcate soprattutto in Sardegna. Al terzo posto il Pakistan, con 185 persone arrivate sulle coste soprattutto di Puglia e Calabria: mentre solo due pachistani sono arrivati via mare nei primi tre mesi dell’anno, il numero degli arrivi è cresciuto da aprile scorso in avanti, con un picco nei mesi estivi, spiega ancora l’Unhcr. E mentre gli arrivi degli ivoriani ad agosto erano meno che nei mesi precedenti – 97 a fronte dei 193 di giugno e i 162 di luglio – il loro numero resta significativo: l’8% degli arrivi mensili via mare.

Fonte/UNHCR

Tra il 1 gennaio e il 31 agosto 2019, sono arrivati sulle coste italiane soprattutto uomini: rappresentano il 73% del totale, dice ancora l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati . Seguono i minori non accompagnati (14%), le donne adulte (8%) e i minori accompagnati (5%).

Sono 737 gli unaccompanied and separated children (UASC) che hanno raggiunto le coste italiane dall’inizio dell’anno: 218 arrivati solo ad agosto. La maggior parte di loro ha nazionalità tunisina: 252 minori di 18 anni. Segue il Pakistan (136), l’Iraq (56), il Bangladesh (51), e la Costa d’Avorio (50).

Per i minori stranieri non accompagnati (nel gergo legislativo Msna) vige una protezione speciale: dal 29 marzo 2017, con l’approvazione di quella che è conosciuta come la legge Zampa, i minori stranieri che arrivano in Italia senza genitori o figure adulte di riferimento non possono essere respinti e sono tutelati da un sistema di protezione e di inclusione uniforme.

Da dove partono

Nei primi otto mesi del 2019, il 36% degli arrivi totali via mare in Italia – 1,828 persone – è partito dalla Tunisia, seguito dal 26% – 1,354 persone – partito dalla Libia, 21% (1,103 persone) dalla Turchia, 10% (499 persone) dall’Algeria, e 7% (350 persone) dalla Grecia.

I luoghi più comuni di partenza in Tunisia sono Sfax, Zarzis e Mahdia. Chi parte dalla Libia si imbarca soprattutto a Zuwarah e Zawiya, mentre le persone che partono dalla Turchia lo fanno imbarcandosi soprattutto da Bodrum, e in misura minore da Izmir, spiega ancora l’Unhcr.

Fonte/UNHCR

Ad agosto la maggioranza di arrivi via mare – 607 persone, il 48% del totale degli arrivi del mese – veniva dalla Tunisia, spiega ancora l’Unhcr. 248 tra rifugiati e migranti – circa il 20% degli arrivi via mare di agosto – veniva dalla Libia. Altre 192 persone – ovvero il 15% degli arrivi via mare di agosto – sono partite dalla Turchia. Le partenze da Algeria e Grecia corrispondono rispettivamente al 14 e al 4 per cento degli arrivi del mese di agosto.

La situazione in Tunisia

Tra i paesi che l’Italia considera sicuri c’è quindi anche la Tunisia. Dall’inizio dell’anno, secondo i numeri comunicati dalle autorità tunisine e dalla Tunisian Red Crescent, sarebbero arrivate in Tunisia 1,246 persone (dato aggiornato al 31 agosto): 697 via terra, passando attraverso la Libi, 389 soccorsi o “intercettati” via mare e 160 in aereo. Le nazionalità principali sono: sudanese, somala, eritrea, ivoriana e bengalesi. Nel 2018 le persone, in totale, erano state 1.188.

Numeri che fanno riferimento a una situazione antecedente a eventuali richieste di protezione e asilo attraverso l’Unhcr. Come spiega a Open Vincent Cochetel, inviato speciale dell’Unhcr – l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati – per il Mediterraneo Centrale, in Tunisia ci sono oggi circa 2.847 persone tra rifugiati e richiedenti asilo: è il numero totale delle persone che hanno una procedura con l’Unhcr. Vengono dalla Siria, dalla Costa d’Avorio, dall’Eritrea, dalla Somalia e dal Sudan. Procedura avviata quest’anno per 1,245 di loro – a fronte delle 591 registrate per lo scorso anno.

Fonte/UNHCR

La Tunisia ha firmato la Convenzione di Ginevra, ma non ha mai implementato una legislazione nazionale per permettere alle persone di richiedere l’asilo politico e ottenere protezione internazionale. «Non sono le autorità tunisine a decidere se una persona ha diritto allo status di rifugiato o meno. Lo fa qui l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, e lo stesso accade in Marocco, Algeria, Egitto», spiega a Open Vincent Cochetel LINK INTERVISTA. «In tutti i paesi del Nord Africa la situazione è questa: siamo noi a valutare se quella persona ha o meno diritto a ottenere lo status di rifugiato». 

Il numero di richiedenti asilo in attesa dello status di rifugiato «continua a crescere, nonostante sia stata migliorata la capacità del personale», spiega l’Unhcr. E anche l’accoglienza dei nuovi arrivati resta una sfida, in Tunisia.

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