Portogallo, il premer socialista Costa vince le elezioni: verso la conferma dell’alleanza tutta a sinistra

La scommessa di Costa per un “miracolo economico” ha pagato: il Paese ricresce e la coalizione di sinistra potrebbe riconfermarsi al governo

Più che una riconferma, per Antonio Costa è un riconoscimento effettivo. A scrutini compiuti, il premier portoghese vince le elezioni con il 36,65% delle preferenze, migliorando di quasi 5 punti percentuali il risultato del 2015.


Nella precedente tornata elettorale, il Partito Socialista (centrosinistra) non aveva vinto le elezioni, portate a casa invece dai socialdemocratici (partito di destra, attualmente neoliberale), ma era riuscito a governare grazie all’alleanza con piccoli gruppi di estrema sinistra, il Blocco di Sinistra e il Cdu dei comunisti ed ecologisti.


La geringonça (l”accozzaglia”, come hanno definito quell’alleanza i partiti conservatori) potrebbe ora tornare al governo, dato che i risultati finali non permettono a Costa di governare da solo. La conquista di 106 su 230 seggi garantisce ai socialisti ampio margine per rinegoziare un’alleanza con le piccole parti.

Nel suo discorso per la vittoria, Costa ha affermato di voler «rinnovare questa esperienza». «Le elezioni dimostrano che ai portoghesi piace la geringonça. La stabilità è essenziale per la credibilità internazionale del Portogallo e per attrarre gli investitori».

Antonio Costa è sopravvissuto anche allo scandalo scoppiato poco tempo prima delle elezioni, che lo vedrebbe coinvolto come informato dei fatti nel furto di armi nella base militare di Tancos, avvenuto nel 2017.

I risultati

Il Partito socialdemocratico di Rui Rio arriva secondo con il 27,9% delle preferenze. Al terzo posto il Blocco che ha ottenuto 19 seggi, e al quarto posto il Cdu, con 12 seggi. I nomi dei partiti presentano tutti una parallasse semantica, rimasta dai tempi della rivoluzione (25 aprile 1974), quando non c’era il coraggio per formare un partito dichiaratamente di destra.

Una nuova formazione di destra, Chega, è entrata nel Parlamento di Lsibona per la prima volta, conquistando però un solo seggio. Entrano nel Parlamento per la prima volta anche i Verdi di Livre (1 seggio).

Il centrosinistra dei socialisti ha vinto in 15 dei 20 distretti. Il centrodestra si afferma nella Leira, in Villa Real, in Bragança e in Viseu al nord, e nell’isola di Madera. Le isole Azzorre, invece, dove gli scrutini si sono chiusi attorno alle 22, vanno ai socialisti.

L’affluenza non è stata delle migliori: la partecipazione si attesta attorno al 54,5%, il livello più basso per le elezioni generali da quando il Portogallo è uscito, nel 1974, dalla decennale dittatura di destra si António de Oliveira Salazar.

Verso la geringonça

L’alleanza tra il centrosinistra di Costa e la sinistra estrema del Blocco e del Cdu ha ottenuto buoni risultati negli ultimi 4 anni al governo, trascinando il Paese fuori dalla crisi e aprendo a soluzioni alternative in tema immigrazione (forti anche dell’esperienza dei retornados dalle colonie).

I consensi sono aumentati grazie alla capacità di conciliare una politica economica filo-europea con una politica sociale in grado di salvare pensioni, misure sociali e aiuti alle classi più svantaggiate – migliorando il potere d’acquisto alla classe media (fortemente impoverita dai piani d’assistenza europei) e non lasciando che la Troika diventasse l’incubo di un Paese messo in ginocchio dal 2008.

Il Portogallo, dopo un duro periodo di austerità imposta sui conti, dopo che nel 2011 chiese aiuto a Fmi, Ue e Bc, in un contesto in cui si registravano 52 fallimenti al giorno, è riuscito a uscire dal “programma di assistenza” che provocò privatizzazioni forzate delle industrie, consegnate a prezzi stracciati a multinazionali.

Buona parte della situazione economica, tra l’altro, nonostante il cambio di profilo dell’economia, è basata sul turismo e sui servizi. Il lavoro per la rinascita del Portogallo non è ancora finito, e l’andamento è ancora vulnerabile a fattori esterni.

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