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Commissione Ue, dopo la bocciatura di Goulard c’è il rischio che salti tutto

La nuova commissione si sarebbe dovuta insediare il 1 novembre. Ma con tre commissari bocciati, il voto di fiducia previsto per ottobre probabilmente slitterà

A rischio la Commissione von der Leyen che con molta probabilità non si insedierà più come previsto il primo novembre. La scaletta sarebbe dovuta essere questa: finite le audizioni dei commissari nominati dai vari Paesi membri e selezionati da von der Leyen, l’europarlamento avrebbe dovuto votare la fiducia alla Commissione, in una seduta plenaria del Parlamento a Stasburgo, verso la metà del mese.

Ursula von der Leyen avrebbe dunque dovuto prendere il posto di Jean-Claude Juncker a partire dal 1 novembre, all’indomani della Brexit. Probabilmente non sarà così, visto che a questo punto il tempo rimasto è molto poco e ci sono diverse incognite. A partire dalla nomina di tre nuovi candidati commissari.

Bocciati i burocrati “non eletti”

Sui ritardi dell’insediamento pesano le audizioni parlamentari che hanno portato alla bocciatura di ben tre commissari su un totale di 26, uno per ogni paese membro (tranne il Regno Unito ed esclusa von der Leyen). Il sistema europeo prevede infatti che i commissari vengano passati al vaglio degli eurodeputati (eletti dai cittadini Ue) prima ancora che si voti la fiducia alla Commissione in parlamento.

Due commissari non hanno superato l’esame del comitato affari legali (Juri) del parlamento europeo, la prima prova a cui vengono sottoposti tutti i commissari: si tratta di László Trócsányi, candidato del partito ungherese Fidesz di Viktor Orban – a cui è stato contestato un conflitto d’interesse – e di Rovana Plumb, candidata socialista rumena, la cui candidatura è stata macchiata da una donazione al suo partito fatta da lei in circostanze poco chiare.

A complicare la faccenda, dopo che la seconda nomina della Romania fosse stata respinta da Bruxelles, il Governo è caduto, avendo perso un voto di fiducia in parlamento, rallentando ulteriormente il processo di nomina di un nuovo commissario. Il colpo più duro, però, è stato la bocciatura di Sylvie Goulard, non da parte del comitato affari legali ma, nella fase successiva, dai membri del comitato sul mercato interno e l’industria, portafoglio a lei affidato da von der Leyen.

La vendetta nei confronti di Macron

Fonte: ANSA | Sylvie Goulard

A Goulard sono stati contestati il fatto di aver usato in Francia una sua assistente da europarlamentare (Goulard è sotto indagine nel suo paese e all’Olaf, l’organismo anti-frode dell’Ue, per l’uso dei fondi dell’Europarlamento destinati agli assistenti), ma anche il suo lavoro svolto per un think tank americano. I membri del comitato hanno inoltre criticato le dimensioni del suo “ministero”, considerato troppo ingombrante.

Alla base della sua bocciatura ci sarebbe anche il dispiacere da parte del Partito Popolare Europeo, la prima forza nell’europarlamento, per la bocciatura del loro candidato a presidente della Commissione, Manfred Weber. Si tratta del “peccato originale” della nuova commissione, nata nelle ceneri del sistema dello spitzenkandidaten, che prevede che il capo della Commissione sia il candidato del partito che vince le elezioni, in questo caso il Partito popolare europeo.

La nomina di von der Leyen è stata infatti il risultato di un negoziato portato avanti dai vari Paesi membri, tramite il Consiglio europeo, negoziati in cui Emmanuel Macron ha giocato un ruolo fondamentale. Non è un caso che tra i partiti che hanno votato contro Sylvie Goulard, ex ministro della Difesa di Macron poi diventata vice governatrice della Banca di Francia, ci sia anche il Ppe.

Macron stesso ha gridato al complotto, dicendo che avrebbe chiesto spiegazioni direttamente a von der Leyen sul perché della bocciatura di Goulard, aggiungendo che la presidente della Commissione gli aveva detto di aver parlato ai capigruppo dei partiti in Parlamento per verificare se ci fosse un’apertura da parte loro nei confronti della politica francese prima della conferma della sua nomina. Ma secondo il capogruppo dei socialisti Irtaxe Garcia, questi colloqui non sono mai avvenuti, come ha scritto lei stessa su Twitter. Poco dopo è arrivata anche la smentita del Ppe, sempre su Twitter. Parola di Manfred Weber.

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