Siria, emergenza sfollati al confine: almeno 100 mila in pericolo. L’Onu: «Possono diventare presto 400 mila»

81 soldati curdi e 38 civili uccisi. L’attacco turco continua

Sono 10 mila gli sfollati siriani nel capo di Ayn Issa, tra Raqqa, l’ultima città dell’Isis a cedere, e il confine turco. Tra loro ci sono coloro che sono stati colpiti dallo Stato Islamico, ma anche miliziani dell’organizzazione terroristica con le loro famiglie. Tra gli orfani dei combattenti dell’ISIS la BBC ha trovato tre bambini inglesi, a cui è stato vietato il ritorno in patria.


La polizia curdo siriana, riferisce il 13 ottobre l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, ha smesso di mantenere la sicurezza attorno al campo, lasciando gli sfollati in balia dell’avanzata militare turca. Le milizie pro-turche avrebbero, secondo l’organizzazione, ucciso nove civili e una politica curda, Hevrin Khalaf, estraendoli a forza dalle loro macchine. In totale, secondo l’Osservatorio, sono stati uccisi 28 civili e 81 soldati curdi.


Intanto proseguono i bombardamenti di Ankara contro le Forze democratiche siriane e i colpi di mortaio lanciati dai curdi in reazione. I principali centri degli scontri sono a Suluk, a nord est di Raqqa e a Tak Abyad, mentre la strada che collega quest’ultima con Ayn Issa è presa di mira dai bombardamenti. A Ras al Ayn l’Esercito Siriano Libero, alleato della Turchia, ha già conquistato il centro città.

L’attacco turco ha costretto 130 mila persone a fuggire dalle proprie case, ma il numero potrebbe triplicare molto presto. «Ci stiamo addentrando in uno scenario in cui potrebbero esserci fino a 400 mila sfollati all’interno della Siria e attraverso le aree colpite», sostiene Jens Laerke, portavoce dell’ufficio Onu per il coordinamento umanitario (Ocha).

Le forze siriane alleate della Turchia si erano inizialmente formate come opposizione al regime oppressivo di Bashar-el Assad. Ma con la degenerazione del conflitto siriano e lo sbriciolamento dei fronti, l’ISIS si è infiltrato tra i ribelli e gran parte di loro si sono alleati con la Turchia.

Foto: Epa

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha dichiarato che l’obiettivo dell’ operazione «Fonte di pace» iniziata il 9 ottobre è quello di creare una «zona di sicurezza» di almeno 30 chilometri in Siria per reinsediarvi una parte dei 3.6 milioni di rifugiati siriani che si trovano attualmente in Turchia.

L’avversione di Erdogan per le milizie in maggioranza curde delle Forze democratiche siriane (Fds), protagoniste della lotta contro lo Stato islamico, è dovuta al fatto che queste sono composte in gran parte dall’Unità di protezione dei popoli (Ypg), che il Presidente turco considera terrorista al pari del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk).

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