Il 15 novembre, nel giorno della sentenza della Corte d’Assiste di Roma sulla morte di Stefano Cucchi, a rivolgere un pensiero tra gli altri al geometra romano è stato anche l’attore Alessandro Borghi.
Lui, che aveva dato un volto agli ultimi giorni di Stefano Cucchi nel film «Sulla mia pelle» ha voluto ricordare con una breve frase il 30enne per la cui morte la Corte ha condannato due carabinieri per omicidio preterintenzionale. Un post breve, poche parole: «A Stefano. Sempre».
Questa la frase apparsa sui profili social di Borghi a poche ore dalla sentenza in cui sono stati condannati a 12 anni due membri dell’Arma, Alessio di Bernardo e Raffaele d’Alessandro. Secondo la decisione della Corte sono stati loro a picchiare Stefano Cucchi la sera del 15 ottobre 2009, dopo averlo arrestato.
Più tardi, in una storia su Instagram, Borghi ha voluto dedicare un altro messaggio al ragazzo ucciso nel 2009 e a una sentenza che mette fine a una vicenda durata 10 anni: «Oggi è un giorno pieno di giustizia. È una cosa che si sente anche dall’altra parte del mondo. Che tutto questo non succeda mai più. Che tutti imparino a guardare gli altri negli occhi. Ciao Stefano».
Leggi anche:
- Ilaria Cucchi querela Matteo Salvini: «Basta giocare col corpo di mio fratello»
- Caso Cucchi, Di Maio attacca Salvini: «Si scusi». E Bugani: «I picchiatori infangano la divisa»
- Caso Cucchi, la sorella Ilaria pronta a querelare Salvini: «La droga fa male? Stefano non è morto per quel motivo»
- «Sulla mia pelle»: il film in gara ai David di Donatello ha cambiato il cinema (e anche un po’ noi)
- Roma, licenziati 10 giardinieri comunali “furbetti del cartellino”: lavoravano nei giardini privati mentre erano in servizio – Video
- Sentenza Cucchi, «Ilaria ha difeso il fratello per avere successo e soldi»: il post (poi sparito) del vicepresidente del consiglio regionale del Lazio Palozzi
- Sentenza Cucchi, la toppa peggio del buco: il consigliere regionale Palozzi “si scusa” per il post (rimosso) contro Ilaria
- Ilaria Cucchi: «Salvini? Sì, lo querelerò, mio fratello non è morto di droga». E sulle sentenze: «Ho paura, è solo il primo grado»
