Di Maio: «Il documento contro di me? Una decina di parlamentari che hanno paura quando alzo la voce»

Il ministro ha blindato anche Alessandro Di Battista: «Va sostenuto, non è un corpo estraneo al Movimento»

Tra i retroscena che ogni giorno leggiamo sulle pagine dei quotidiani, questa mattina, 6 dicembre, ce n’è uno particolarmente interessante su Repubblica a firma di Annalisa Cuzzocrea.


Secondo la giornalista, ci sarebbero alcuni parlamentari pronti a firmare un documento per sfiduciare Luigi Di Maio. «Se i toni non cambiano, se a guidare le danze dev’essere Alessandro Di Battista e i retroscena che ci danno pronti per il voto non vengono smentiti, faremo firmare tutti un documento per sfiduciare il capo politico». Sarebbe stato il messaggio tirato fuori da uno dei capigruppo della Camera durante una riunione lo scorso mercoledì.


Sull’indiscrezione è intervenuto questa mattina lo stesso Di Maio che ha sminuito la fronda contro di lui, rilegando il gruppo di “dissidenti” a «una decina di parlamentari che hanno paura quando alzo la voce», ha detto il capo politico del M5s.

«Su 320 parlamentari ce ne sono una decina spaventati quando alzo la voce, io non rinuncio alle nostre battaglie perché qualcuno è spaventato», ha ripetuto il ministro ai microfoni di Radio Capital.

Di Maio poi ha smentito che sul Mes volesse far cadere il governo: «Se volevamo far cadere l’esecutivo non lo avremmo fatto partire». Ha blindato Alessandro Di Battista, dopo una vicinanza ritrovata negli ultimi giorni: i due infatti si sono trovati d’accordo sui principali temi come Mes e prescrizione.

«Alessandro va sostenuto. È sacrosanto che nel movimento non tutti siano d’accordo con me, però trattare Alessandro come un corpo estraneo al movimento mi fa male, abbiamo costruito un pezzo di movimento insieme e se parla di togliere le concessioni a Benetton e che non possiamo firmare al buio un trattato internazionale come il Mes», ha detto il leader grillino.

Sembra non cedere però all’invito di Grillo di avvicinarsi di più al Pd e smentisce possibili alleanze. «Sono dieci anni che il Pd prova a dire dobbiamo fare un’alleanza, io penso che abbiamo costruito il governo per tagliare i parlamentari, evitare l’aumento dell’Iva, abbiamo un programma da costruire insieme, ma restiamo forze politiche di poli diversi».

Per Di Maio, poi, il Mes non è un discorso chiuso e la firma dell’Italia sul fondo Salva-stati non è scontata: «Vediamo cosa cambia», dice.

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