Il marito di Nibras, Sulaiman Hijazi, è un membro o un sostenitore di Hamas? Ecco i post Facebook

Accusato di essere un sostenitore di Hamas, Suleyman Hijazi risponde con un post Facebook e spariscono alcuni pubblicati in passato.

In questi giorni si è parlato del marito di Nibras, la ragazza musulmana intervenuta sul palco delle Sardine. Il suo nome è Sulaiman Hijazi ed è stato accusato di essere «sostenitore di Hamas» o addirittura «membro di Hamas». Ecco, ad esempio, il tweet di Mariagiovanna Maglie:

Bravi,vero?Afarci la lezione su Costituzione,accoglienza,il fascista Salvini.Peccato che lei,la #sardina #Nibrasi,qui con la #Sardinaincapo,sia moglie di #SuleymanHijazi,quello a destra,membro di #Hamas,per la distruzione di #Israele.Due antisemiti applauditi

Questa vicenda è scoppiata a seguito della diffusione di alcuni post Facebook di Sulaiman Hijazi in cui mostra sostegno verso le forze di Hamas. A seguito della bufera, il 15 dicembre 2019 pubblica il seguente post Facebook:

È da ieri pomeriggio che io e mia moglie riceviamo provocazioni e insulti di tutti i colori, tante accuse, a cui sono anche abituato, ma questa volta hanno esagerato. Sono stato accusato di appartenere a Hamas e di sostenere il terrorismo islamico. Io sono di Hebron, una città che ha visto il peggio dell’occupazione israeliana, io non faccio altro che informazione su quello che vive il mio popolo e che viene spesso oscurato dai media, e di questo vado orgoglioso e continuerò a farlo senza timore. Però ciò non significa che faccio parte di un partito politico né sostenitore di Hamas, perché credo fortemente che chi fa informazione debba essere imparziale e oggettivo. Non permetterò a nessuno di strumentalizzare ciò che faccio per colpire me e la mia famiglia. Siamo orgogliosi di ciò che siamo e andremo avanti contro ogni tipo di ingiustizia e odio.

In questo articolo riporteremo, integralmente, tutti i post Facebook dove Suleyman fa riferimento ad Hamas, ma prima di continuare è bene sapere che cos’è Hamas.

Che cos’è Hamas?

Hamas (Ḥarakat al-Muqāwama al-Islāmiyya) è un movimento palestinese di religione islamica politico e paramilitare (qui lo statuto del 1988 in lingua italiana). In quanto tale viene considerata ed elencata come organizzazione terroristica da diversi paesi del mondo, tra questi Canada e Stati Uniti. Nel 2014 Hamas venne tolta dalla lista dei gruppi terroristici stilata dall’Unione europea. Nel marzo del 2015 l’Ue decide di mantenere il movimento palestinese nella lista nera del terrorismo, quest’ultima aggiornata al gennaio 2019 e riportata nel seguente documento:

9. «Hamas», incluso «Hamas-Izz al-Din al-Qassem».

Nel Regno Unito, invece, vengono riportate nell’elenco delle forze terroristiche le brigate «Hamas-Izz al-Din al-Qassem» citate anche nella lista dell’Unione europea:

Il report del 2018 di Amnesty

In un report del 2018 di Amnesty vengono riportate diverse critiche nei confronti di Hamas, tra questi gli abusi dei gruppi armati che avevano lanciato missili contro Israele in maniera indiscriminata. Hamas, benché abbia cercato di impedire queste azioni, non hanno perseguito i responsabili:

Palestinian armed groups in Gaza occasionally fired indiscriminate rockets into Israel, killing one Palestinian civilian. While the Hamas authorities prevented rocket firing much of the time, they failed to prosecute those responsible. While most of the Palestinian attackers responsible for stabbing, shooting and carrying out other attacks on Israelis in the West Bank and Israel, which killed eight Israeli civilians during the year, were not members of Palestinian armed groups, these groups frequently praised the attacks.

Nel report vengono citate le azioni violente portate avanti nel mese di giugno contro civili pacifici e giornalisti, obbligando questi ultimi a cancellare le foto e i video:

On 18 June, men in civilian clothes affiliated with the Hamas de facto administration attacked a peaceful demonstration calling for an end to the 11-year political division between Fatah and Hamas, including by beating protesters with batons and forcing journalists to delete photos and videos of the demonstration.

Nello stesso report leggiamo che vengono ricondotti ad Hamas 37 casi di attacchi alla libertà dei media attraverso arresti arbitrari sia di giornalisti che di attivisti per i diritti umani. Gli arrestati, inoltre, hanno subito maltrattamenti durante gli interrogatori, si sono visti confiscare le attrezzature. Non mancano le condanne a morte, ben 12 attuate dal gruppo.

I post Facebook di Sulaiman

Questo è il post – oggi non più raggiungibile – che è circolato al fine di accusarlo di far parte o di sostenere Hamas:

Il nostro movimento della resistenza che ha combattuto e continua a combattere in Palestina ( HAMAS) viene considerato in Egitto come un movimento terroristico,così come lo è per Israele , questi atti contro la resistenza continuano a dimostrare che Gaza è l’unica nostra strada per arrivare alla libertà e dimostra che purtroppo abbiamo un nemico che è un mostro e prende ordini da Israele e America ,il solito cane che segue gli ordini,al sisi ha chiuso il valico di Rafah e continua a farlo sperando che il popolo a Gaza faccia una rivolta contro la resistenza,ma non sanno che siamo un popolo disposto a morire per tornare libero e siamo un popolo dignitoso ,purtroppo la situazione è drammatica a Gaza ma usciremo presto inchallah più forti nonostante tutti questi complotti e ingiustizie , sempre con la resistenza

Ce ne sono diversi altri, di diverso tenore, e nella giornata di oggi risultano persino oscurati e non consultabili.

Il «braccio armato di Hamas»

Tra i post di Sulaiman Hijazi troviamo quello del 24 dicembre 2014 – al momento ancora online – nel quale parla del «braccio armato di Hamas» ritenendosi orgoglioso del suo popolo e della «resistenza»:

il braccio armato di hamas ( alqassam) ha convocato tutti i movimenti della resistenza per decidere su come reagire a queste violazioni della tregua,oggi israele ha ammazzato un combattente a khanyounes e la resistenza ha ferito un soldato gravemente, dimostrando che sono sempre pronti a qualsiasi violazione della tregua sempre più orgolioso di mio popolo e la resistenza .

Il post era un seguito di un altro – ora non raggiungibile – dove citava l’uccisione di un combattente di Alqassam definendolo «martire»:

Il martire è di alqassam ed è morto dopo scontri tra i combattenti e i soldati che hanno provato ad entrare oltre la linea a khanyounes,è stato ferito gravemente un soldato israeliano, negli ultimi giorni gli episodi sono stati tanti…Israele sta cercando di bombardare di nuovo visto che ci sono le elezioni fra poco

A seguito di questi due post ne pubblica un terzo, il 28 dicembre 2014 e anche questo non più raggiungibile, dove pone delle domande su Hamas e la «resistenza armata» rispetto ad Abu Mazen e la «resistenza non armata»:

Una domanda:secondo voi è meglio che i palestinesi si uniscano o no? Hamas e fatah? Se si perché e se no perché ? Perché Hamas dovrebbe fare pace con abu mazen visto che hanno programmi diversi e addirittura si vanta di collaborare con Israele? La resistenza prima non aveva la potenza che ha ora vero? Abu mazen vuole la resistenza non armata con trattative con Israele ma in 22 anni non ha ottenuto nulla. Hamas vuole sopratutto la resistenza armata , come si può convincerli a mettersi d’accordo ?

Odio verso Israele

Sulaiman Hijazi non ha nascosto il suo disprezzo verso Israele. Lo vediamo in un post del 18 novembre 2012 dove pubblica una vignetta dove un soldato con la scritta “Israel” – che pare vestito da nazista – brucia con il lanciafiamme una moschea che riporta la scritta “Gaza”, il tutto mentre lo “Zio Sam” zittisce l’ONU per non farlo intervenire:

In uno più recente, del 17 maggio 2019, vediamo una vignetta dello stesso disegnatore nel quale viene criticato l’Eurovision tenutosi proprio in Israele. Nella vignetta un soldato israeliano applaude lo spettacolo musicale seduto sopra i cadaveri di persone con la bandiera palestinese:

Il giorno prima, il 16 maggio 2019, pubblicava un altro post con la vignetta di Ivanka Trump insanguinata nel vestito mentre dice «What a glorious day for Israel» con davanti una distesa di morti con la bandiera palestinese:

Domenica 15 dicembre 2019 pubblica la seguente immagine con la scritta «We love Palestine» dove Israele manca del tutto:

Accuse di antisemitismo?

Tra le accuse mosse nei suoi confronti sono quelle di antisemitismo. Abbiamo recuperato un post Facebook del 27 gennaio 2019 – anche questo non più raggiungibile – nel quale Suleyman esprime il suo pensiero in merito all’olocausto:

“Da sempre sostengo il fatto che non bisogna paragonare la strage di ebrei, Rom, omosessuali, oppositori politici e disabili con la causa palestinese perché sono due cose completamente diverse.
La giornata della memoria non deve essere strumentalizzata né dagli ebrei né dai politici per interesse e – soprattutto – non deve essere usata da chi ama la Palestina e la difende.
La giornata della memoria è un punto nero per tutta l’umanità ed è una tragedia commessa da assassini e da persone senza pietà.
I palestinesi in particolar modo capiscono ciò che è accaduto agli ebrei perché lo vivono da 70 anni.
Tutti sanno che l’accaduto è un male per l’umanità intera, ma non bisogna ripetere le stesse stragi e soprattutto rimanere indifferenti davanti alle ingiustizie che tutti i popoli subiscono.
Quello che sta accadendo ora in Palestina dimostra soprattutto il fatto che la memoria dell’essere umano è corta, infatti si stanno ripetendo gli stessi errori di decine di anni fa.
Mostrarsi vittime agli occhi degli altri non servirà a lungo perché il mondo ha iniziato a capire e cambiare idea su quello che è accaduto e quello che succede quotidianamente.
È vero che sono cambiati i tempi e i modi di uccidere le persone, ma mettere migliaia di persone in un forno e cremarli equivale ad un missile lanciato dall’alto uccidendo migliaia di persone.
Purtroppo la storia si ripete: cambiano i termini e i soggetti, ma i meccanismi sono gli stessi: prima si parlava di “razza ariana” ora di “razza bianca”.
Prima erano gli ebrei ora sono gli immigrati.
Nessuno può capire gli ebrei come noi palestinesi e nessuno può immaginare il dolore che hanno avuto come noi perché lo stiamo vivendo tuttora.
Chiunque pensa che Hitler ha fatto bene a fare quella strage non è un essere umano e se è tra i miei amici qui su fb tolga l’amicizia.”

Conclusioni

Sulaiman Hijazi, marito di Nibras, nel suo post Facebook dove risponde agli attacchi subiti sostiene di essere «stato accusato di appartenere a Hamas e di sostenere il terrorismo islamico», di essere «orgoglioso» di fare informazione su quanto accade a Hebron (Cisgiordania) e questo «non significa che faccio parte di un partito politico né sostenitore di Hamas, perché credo fortemente che chi fa informazione debba essere imparziale e oggettivo».

Ciò che si può dire è che sosteneva Hamas, visto quanto riportava nel post del 2015 – oggi non raggiungibile – dove lo definiva in plurale «il nostro movimento di resistenza»:

Il nostro movimento della resistenza che ha combattuto e continua a combattere in Palestina ( HAMAS)

In un post del 2014 – ora non raggiungibile – parla di un «martire» e combattente di Alqassam, il gruppo armato elencato dall’Unione europea come gruppo terroristico:

Il martire è di alqassam ed è morto dopo scontri tra i combattenti e i soldati che hanno provato ad entrare oltre la linea a khanyounes,è stato ferito gravemente un soldato israeliano

Non si può dire che Sulaiman Hijazi sia un membro del gruppo terroristico (definito tale dall’Unione europea e da diversi Paesi del mondo). Questi post lo pongono in una posizione di svantaggio di fronte alle accuse, l’oscuramento di alcuni di questi la peggiora ulteriormente.

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