Manovra, la serie C si ferma per protesta: bufera contro il governo per il mancato taglio delle tasse ai club

Il campionato si fermerà il 21 e 22 dicembre prossimi, per la prima giornata di ritorno. Le società chiedono al governo la defiscalizzazione «per reinvestire in infrastrutture materiali (centri sportivi per i giovani) e in infrastrutture immateriali (formazione dei giovani)»

Il campionato di Serie C si fermerà il 21 e 22 dicembre prossimi, per la prima giornata di ritorno. Lo ha deciso il direttivo di Lega Pro, che chiede al governo e al parlamento risposte concrete sul tema della defiscalizzazione per i club associati. «Per rispetto alla disponibilità del Ministro dell’Economia e delle Finanze, Roberto Gualtieri – si legge nella nota della Lega Pro in cui è annunciato lo stop – che ha convocato la FIGC mercoledì 18 dicembre p.v., per discutere la tematica della defiscalizzazione per i club di Lega Pro, sarà doveroso, all’esito dell’incontro, valutare con i club quanto concretamente emerso».


«I club di Serie C – continua la Lega – si sono dati regole rigorose per le iscrizioni al campionato e per i controlli durante lo stesso. C’è da fare altro? Sono pronti, l’operazione di rigore e pulizia proseguirà senza se e senza ma. Si stanno attrezzando per presentare progetti al Cipe, alla UE e a Sport e Salute. Si stanno dotando di strutture proprie, efficaci ed efficienti, per rispondere a questo sforzo progettuale ed innovativo. I club di Serie C formano giovani calciatori e calciatrici e, contemporaneamente, contribuiscono in modo decisivo a preservare i ragazzi e le ragazze dai pericoli della strada. Da qui nasce altresì la proposta dell’estensione della legge sull’apprendistato come fattore innovativo e cruciale. I club di Serie C fanno calcio e svolgono una funzione sociale presidiando il territorio».


Il comunicato rimarca l’importanza della «la sostenibilità dei club» che sono «il nodo decisivo affinché l’esperienza originale del calcio dei Comuni d’Italia, il calcio dei pulmini, il calcio che rappresenta 60 città e 17 milioni di persone, abbia un presente ed un futuro. Decidere di fermarci non è stato semplice ed è stata una decisione a lungo meditata e travagliata. Abbiamo deciso di andare avanti perché devono dirci se serviamo per le funzioni che svolgiamo».

«Abbiamo chiesto la defiscalizzazione/credito di imposta. Per fare cosa? – spiega la Lega Pro – Per darci una mano ad abbassare i costi ed avere risorse da reinvestire in infrastrutture materiali (centri sportivi per i giovani) e in infrastrutture immateriali (formazione dei giovani). Questo comporterà cofinanziamento negli investimenti dei proprietari dei club, in un momento in cui è scarsa la fiducia nell’investimento in Italia».

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