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Paragone: «Il Movimento è morto, se provano ad espellermi vado dal giudice»

29 Dicembre 2019 - 10:52 Redazione
E sulle Sardine: «Non mi piace il loro racconto poetico della politica, sono prive di rabbia»

Il senatore e battitore libero del Movimento Gianluigi Paragone è pronto – come sempre – a dare battaglia. Ha votato No alla manovra, promette di votare contro la maggioranza anche a proposito dell’autorizzazione a procedere per Matteo Salvini, e non teme le minacce di espulsione.

«Io sono come Spirit, il cavallo selvaggio, e d’altra parte loro mi avevano preso per questo. Io sono oggi quello che loro erano alle origini e che ora non sono più perché il sistema li ha addomesticati», dice in una intervista a tutto campo con Il Quotidiano Nazionale (Il Giorno, La Nazione e Il Resto del Carlino). E spiega che, se proveranno ad espellerlo, si appellerà prima alle regole interne disattese e quindi – è la minaccia più pesante – alla magistratura ordinaria:

«Ci proveranno, certo. Forse ce la faranno pure, ma poi metterò in evidenza che il collegio dei probiviri è composto da persone che sono incompatibili. Poi mi appellerò all’espulsione e se tutto questo poi non dovesse bastare, allora resterà sempre la giustizia ordinaria. Perché se tutti quelli che non hanno pagato, come, invece, ho fatto io, hanno disatteso la regola della rendicontazione non verranno espulsi, allora vorrà dire che tutto questo è solo una truffa».

Paragone (conduttore televisivo e per un certo periodo direttore de La Padania) non perdona soprattutto la rottura con la Lega. E’ li, dice, che il Movimento ha perso la sua autenticità: «Nel Movimento – spiega – c’è ancora una terza parte che, come me, è rimasta alle radici di nucleo politico antisistema che a mio giudizio stava meglio con la Lega perché insieme rappresentavano meglio le forze antisistema».

Nessuna simpatia per le Sardine: «Sono prive di rabbia politica, per questo non mi piacciono, hanno una narrazione poetica della politica che non può rispondere a chi vede che si tutelano ancora le élite e non chi lavora».

Infine, il giudizio gelido su Luigi Di Maio: «La forza di Luigi sta nel fatto che la sua debolezza è comunque più forte della somma delle debolezze di tutti gli altri. È per questo che non c’è alternativa oggi a Luigi anche se lui non controlla più i gruppi e di fatto non sa dove portare il Movimento. Il Movimento ha rinnegato se stesso. E io farò di tutto per metterli davanti a questo tradimento».

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