Usa-Iran: le quattro tappe dell’escalation in Iraq

La morte del generale Soleimani è solo l’ultima di una serie di azioni che hanno scatenato una pericolosa escalation tra i due Paesi

Quarantuno anni dalla caduta della monarchia Pahlavi e dalla rivoluzione iraniana. Quarantuno anni in cui le relazioni tra Iran e Stati Uniti si sono incrinate pericolosamente. Dalla crisi degli ostaggi all’ambasciata americana nel 1979 alla morte, oggi, del generale iraniano Qassem Soleimani, ucciso in un raid americano all’aeroporto di Baghdad.


Ma, negli ultimi sette giorni la situazione tra i due Paesi in territorio iracheno è precipitata velocemente. Quattro eventi, in particolare, hanno segnato nell’arco di una settimana una crescente escalation di violenze tra Washington e Teheran.


1) Attacco alla base americana di Kirkuk

Il 27 dicembre un subappaltatore americano è morto in un raid iraniano. 36 missili sono stati lanciati contro la base americana di Kirkuk, nel Kurdistan iracheno, dove altri quattro soldati americani e due iracheni sono rimasti feriti.

2) I raid contro le milizie filo-iraniane

In risposta all’attacco missilistico, il 29 dicembre le forze armate statunitensi hanno bombardato le strutture di Kata’ib Hezbollah in Iraq e Siria, una milizia sostenuta dall’Iran ritenuta dietro all’attacco che ha ucciso un soldato americano. Nell’attacco 25 soldati iracheni sono rimasti uccisi e altre 51 persone ferite.

3) Le proteste all’ambasciata americana

Il 2019 si è chiuso con l’attacco all’ambasciata americana a Baghdad, quando migliaia di manifestanti hanno fatto irruzione nella sede diplomatica Usa per protestare contro l’uccisione di cittadini iracheni.

Per disperderli le forze americano hanno usato gas lacrimogeni. In questa occasione, il presidente americano Donald Trump aveva minacciato Teheran di rappresaglie: «L’Iran sarà ritenuto pienamente responsabile delle vite perse o dei danni causati alle nostre strutture. Pagheranno un prezzo molto alto».

4) La morte di Soleimani

Il 3 gennaio il generale iraniano Qassem Soleimani, l’uomo nell’ombra delle operazioni di Teheran in Medio Oriente, è stato ucciso in un raid americano a Baghdad. L’evento, uno tra i più significativi della regione dalla morte di Osama Bin Laden, ha scatenato le richieste di “vendetta” dell’Iran che promette rappresaglie.

Intanto, i Pasdaran e le forze speciali Quds, a cui era a capo Soleimani, stanno aspettando ordini per rispondere all’attacco statunitense.

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