Iraq, razzi contro le truppe Usa della base Ain al-Asad. I militari italiani di Erbil al sicuro nei bunker

Il Corpo delle guardie della Rivoluzione, o Pasdaran, ha rivendicato l’attacco missilistico contro la base militare irachena al-Asad che ospita truppe statunitensi

Il dipartimento della Difesa ha confermato che oltre dodici missili hanno colpito la base americana di Ain al-Assad, a ovest di Baghdad, dove sono stazionate le truppe americane. L’Iran ha avviato l’operazione “Soleimani Martire”, riporta la tv iraniana citando le Guardie Rivoluzionarie.


Un’altra esplosione è stata invece avvertita a Erbil, nel Kurdistan iracheno. Secondo le indiscrezioni fornite dalla Cnn nell’attacco sarebbero rimasti colpiti alcuni iracheni. Al momento non si hanno conferme se si tratti solo di feriti o di morti.


Ragip Soylu, giornalista del quotidiano Middle East Eye ha riportato anche di un aereo militare in fiamme nella base di Ain al-Asad.

Sky News invece ha pubblicato un video di un razzo iraniano che colpisce la base.

La base di Ain al-Asad

Situata nella provincia irachena di Anbar, la base americana è tra le più grandi che gli Stati Uniti hanno nel Paese. Secondo i media locali, i missili lanciati contro le forze americane in Iraq provengono dall’interno del territorio iraniano.e

La notizia è stata diffusa anche dall’agenzia di stampa iraniana Fars News che su Twitter ha scritto: «Alcune fonti riportano che missili balistici iraniani sono stati lanciati contro la base americana in Iraq».

https://twitter.com/FarsNews_Agency/status/1214681636153020416

La rivendicazione

Il Corpo delle guardie della Rivoluzione islamica, o Pasdaran, ha rivendicato l’attacco missilistico contro la base militare irachena al-Asad che ospita truppe statunitensi. Lo scrive l’Iraq Journal, segnalando che contro la base sono stati lanciati almeno nove razzi. Qassem Soleimani, il generale iraniano ucciso dagli Usa lo scorso 3 gennaio, era il comandante della squadra di èlite dei Pasdaran, le forze Quds.

Gli attacchi sono iniziati alle 1.20, lo stesso orario in cui gli Stati Uniti hanno assassinato il generale iraniano.

In un comunicato, le Guardie Rivoluzionarie hanno messo in guardia anche gli alleati americani nella regione dal colpire l’Iran e sottolineato come non vedono nessuna differenza tra Israele e gli Stati Uniti “nei crimini compiuti”.

Le Guardie avrebbero inoltre fatto sapere che se gli Stati Uniti risponderanno a questo attacco, Hezbollah aprirà il fuoco su Israele.

Il ministro degli esteri iraniano Javad Zarif ha dichiarato che l’Iran «non vuole una escalation ma ci difenderemo contro ogni aggressione». Sempre Zarif ha giustificato l’attacco dicendo: «L’Iran ha intrapreso e concluso proporzionate misure di auto difesa».

La conferma della Casa Bianca

La Casa Bianca ha detto «di essere a conoscenza degli attacchi alle basi americane in Iraq» e che «il presidente è stato informato è sta monitorando la situazione da vicino consultandosi con il suo staff della sicurezza nazionale».

Il Pentagono, sede del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti d’America, oltre a confermare l’attacco ha anche riportato una prima stima sul numero di razzi che sono partite contro le forze statunitensi in Iraq: oltre una dozzina.

Donald Trump al termine di un vertice alla Casa Bianca ha affidato il suo commento a un tweet: «Va tutto bene! Abbiamo di gran lunga l’esercito più potente e più equipaggiato del mondo».

I militari italiani di Erbil si ritirano in un bunker

La notizia arriva dall’agenzia di stampa Ansa. Dopo l’attacco di questa sera i militari italiani che sono di stanza a Erbil, nel Kurdistan iracheno, si sarebbero rifugiati in appositi bunker.

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