Mafia, l’ex capitano del Palermo Miccoli è stato condannato a 3 anni e 6 mesi

Miccoli aveva definito Giovanni Falcone “un fango” mentre passava davanti all’albero che sorge davanti all’abitazione palermitana del giudice ucciso nella strage di Capaci

​L’ex calciatore, e capitano, del Palermo è stato condannato a 3 anni e 6 mesi per estorsione aggravata dal metodo mafioso. La sentenza è stata pronunciata dalla Prima sezione penale della Corte di appello di Palermo, presieduta da Massimo Corleo.


Rapporti di frequentazione assidua con personaggi legati a esponenti di Cosa nostra, contatti ambigui con il figlio di un mafioso latitante per recuperare un credito, la frase su Falcone, definito «un fango». Sono alcuni dei motivi per cui il sostituto procuratore generale Ettore Costanzo aveva chiesto la conferma della condanna dell’ex attaccante della squadra rosanero.


Una frase, quella su Falcone, che Miccoli fece mentre passava davanti all’albero che sorge davanti all’abitazione palermitana del giudice ucciso nella strage di Capaci.

Tutti i passagi della vicenda

Il giocatore rispondeva di estorsione aggravata dall’agevolazione di Cosa Nostra, perché avrebbe indotto un suo amico, Mauro Lauricella a premere sull’imprenditore Andrea Graffagnini, debitore di 12mila euro nei confronti di un ex fisioterapista del Palermo, Giorgio Gasparini.

Mauro Luaricella è figlio del boss del quartiere palermitano della Kalsa Antonino detto u’ Scintilluni, a causa della sua passione per gli abiti eleganti. Mauro Lauricella è stato condannato, in primo grado, ad un anno per violenza privata (è caduta per lui l’accusa di estorsione).

Oltre a Lauricella si sarebbe interessato del caso anche un pregiudicato condannato al maxiprocesso, Gioacchino Alioto. Lo scorso 10 luglio la terza sezione della Corte d’Appello ha condannato Lauricella a sette anni. In primo grado aveva avuto un solo anno con la sola ipotesi di violenza privata.

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