Quanti sono i militari italiani in Iraq e cosa fa la Task Force Land attiva a Erbil

Questa notte l’Iran ha attaccato anche la base di Erbil dove sono presenti circa 400 militari italiani che si sono salvati rifugiandosi nei bunker

Il contingente italiano può restare in Iraq: a differenza dei militari statunitensi, i nostri connazionali non rientrano nella piano votato dal parlamento di Baghdad per espellere le truppe straniere.


A confermarlo al Corriere, Ahmad al Assadi, deputato iracheno della coalizione di partiti sciiti Al Fatah, molto vicina a Teheran. Il contingente italiano «può restare in Iraq col compito di addestrare i quadri dell’esercito e della polizia irachena», ha dichiarato.


Ma quanti sono i militari italiani e a che scopo sono dispiegati in Iraq? Il contingente italiano «conta quasi mille soldati, è il secondo in termini numerici degli oltre settanta contingenti che forma la coalizione internazionale, tanto per importante per aiutarci a combattere i terroristi di Isis negli ultimi anni – ha affermato al Assadi -. Più numerosi di loro sono solo gli americani, ma con gli italiani in linea di massima potrebbero restare tutti gli europei e altri – ha detto il deputato sciita -. L’importante è che se ne vadano subito gli americani».

I numeri

Stando alle cifre fornite dall’esercito italiano, i numeri di soldati italiani impiegati nella missione internazionale “Prima Parthica” / “Inherent Resolve” – attive dal 14 ottobre 2014 per contrastare Daesh -, sono circa 860. Di stanza tra Iraq, a Baghdad e Erbil (dove gli iraniani hanno attaccato basi Usa), e Kuwait, agli 860 vanno aggiunti circa 250 unità che si occupano della logistica e dell’amministrazione.

Le mansioni

L’attività in Kuwait è marginale: «II dispositivo nazionale – si legge sul sito dell’esercito italiano -, opera nelle tre sedi ed in particolare a Erbil, ove sono in corso cicli di training a favore dei peshmerga, e a Baghdad, presso cui sono in corso attività di Advising per le unità delle Forze S​​peciali».

Un’attività collaterale alla formazione delle forze di sicurezza curde e irachene è la protezione della diga di Mosul sul fiume Tigri. Infine, i militari italiani prestano servizio di formazione anche a Kirkuk, dove c’è il più grande giacimento petrolifero del Paese.

La Task Force Land

Circa 400 unità italiane, di cui 120 istruttori, sono di stanza a Erbil, nel Kurdistan iracheno. Qui, dal 2015, è attiva la Task Force Land: la formazione è composta da militari dell’esercito che hanno compiti di addestramento dei peshmerga, le forze di sicurezza curde. Il training è vario: va dalla formazione basica di fanteria all’uso dei mortai e dell’artiglieria, dal primo soccorso alla bonifica degli ordigni improvvisati.

La Task Force land rientra nel programma Ktcc, Kurdistan Training Coordination Center, il cui comando si alterna, da semestre in semestre, tra l’Italia e la Germania. Al Ktcc partecipano nove Paesi, ciascuno con i propri addestratori (Italia, Germania, Olanda, Finlandia, Svezia, Gran Bretagna, Ungheria, Slovenia e Turchia).

Nessun ferito nell’attacco a Erbil

Durante la notte tra il 7 e l’8 gennaio, alcuni missili iraniani hanno raggiunto la base militare statunitense di Erbil. A metà mattinata, è arrivata la conferma dello Stato Maggiore della Difesa che, in una nota, ha dichiarato: «Nessun militare italiano è rimasto ferito nell’attacco missilistico contro la base statunitense di Erbil e i mezzi e le infrastrutture in uso al contingente militare italiano non hanno subito danni».

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