Palermo, arrestati primario e infermieri per truffa ai danni del servizio sanitario

Tra i reati contestati, la falsificazione dei registri sul numero di protesi utilizzate negli interventi. Disposto il sequestro preventivo di oltre 43mila euro, quale profitto di reato

Un primario, due infermieri e un informatore sanitario sono stati arrestati a Palermo per truffa nell’ambito di un’indagine dei carabinieri del Nas. L’inchiesta riguarda l’utilizzo di protesi mediche e di ricoveri in ospedale.


Nei confronti di Natale Francaviglia, direttore dell’unità complessa di Neurochirurgia dell’ospedale Civico, degli infermieri e dell’agente di commercio sono stati disposti i domiciliari. Complessivamente nell’inchiesta sono coinvolti 15 indagati tra medici e infermieri.


Il gip di Palermo ha anche disposto il sequestro preventivo di oltre 43mila euro, quale profitto di reato. Il sequestro dovrà eseguirsi, oltre che nei confronti degli arrestati, anche nei confronti di altri due soggetti non colpiti da provvedimento restrittivo: Carmela Lombardo, infermiera dello stesso ospedale, e Gianmarco Randazzo, amministratore della società fornitrice dei dispositivi medici.

Le indagini

Le indagini, coordinate dalla procura della Repubblica di Palermo e condotte dal Nas del capoluogo, con servizi di osservazione e pedinamento, ispezioni e intercettazioni, hanno permesso di scoprire un’organizzazione finalizzata a perpetrare truffe ai danni del servizio sanitario regionale.

I presunti reati riguardano la falsificazione di documenti e registri di carico e scarico del materiale protesico, utilizzato negli interventi di chirurgia cranica e della colonna vertebrale.

In particolare, gli indagati avrebbero registrato l’uso di dispositivi medici in numero superiore rispetto a quello realmente impiantato sui pazienti nel corso degli interventi chirurgici.

Inoltre il primario, con la collaborazione di altri medici e infermieri, avrebbe fatto bypassare ai propri pazienti privati – paganti – le liste d’attesa per gli interventi chirurgici, facendoli figurare come se avessero seguito le normali procedure istituzionali di ricovero.

Foto copertina: archivio Unsplash

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