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Cannabis light, nulla di fatto neanche nel Milleproroghe. «12mila posti di lavoro a rischio: diamo a tutti il reddito di cittadinanza?»

06 Febbraio 2020 - 05:58 Angela Gennaro
«È un tavolo di crisi che conta le stesse persone a rischio lavoro di Ilva e Alitalia», dice Luca Fiorentino, 24 anni, fondatore di una delle prime aziende che hanno lanciato la cannabis in Italia

Doveva essere la volta buona. E invece.

È ancora nulla di fatto per la regolamentazione della cannabis: tra gli oltre 800 emendamenti al Milleproproghe giudicati inammissibili nei giorni scorsi dalla presidenza delle commissioni riunite Affari costituzionali e Bilancio della Camera c’è anche quello che chiedeva la liberalizzazione della cannabis light, firmato da una trentina di parlamentari di M5s, Pd, LeU e +Europa. «Troveremo la quadra», aveva risposto a Open il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, nella tradizionale conferenza stampa di fine anno.

«Il Milleproroghe era l’ultima speranza», dice affranto a Open Luca Fiorentino. 24 anni, torinese, è il fondatore di Cannabidiol Distribution, una delle prime aziende ad aver lanciato in Italia, due anni fa, la cannabis light. Oggi ha anche un negozio in centro a Torino. «Ora non sappiamo che fine possa fare l’intero settore. Eppure è un tavolo di crisi che conta le stesse persone a rischio lavoro di Ilva e Alitalia: 12mila», chiosa. «Non capisco perché non venga attenzionato come tale. Direi che non possono chiedere tutte il reddito di cittadinanza».

La crisi

«Fino a sei mesi fa eravamo all’interno di oltre 1500 rivenditori, avevamo 14 dipendenti e davamo indirettamente lavoro a circa 80-90 persone tra aziende agricole, coltivatori, agenti di commercio», racconta ancora il 24enne. «Oggi abbiamo 4 dipendenti, tra i 27 e i 32 anni, abbiamo dovuto concludere tutti i contratti che avevamo con le imprese agricole – e molte, a loro volta, sono state costrette a chiudere». La Cannabidiol Distribution, dice Luca Fiorentino, ha registrato un calo di fatturato del 66%. «Di solito un’azienda con un calo del 10-20% chiude: noi siamo aperti ancora per miracolo».

Il negozio di Cannabidiol Distribution a Torino

Molte sono invece le aziende che hanno già alzato bandiera bianca. «Insieme agli altri operatori stimiamo che, se non viene regolamentato tempestivamente, il settore morirà nel giro di sei mesi». E a quel punto – questi i numeri che gli operatori danno – avranno perso il lavoro 12mila persone.

«Secondo le nostre stime, su 12mila operatori sono già stati lasciate a casa oltre 3200 persone», dice ancora Fiorentino. E su 3mila aziende, 800 avrebbero già 800, mentre 600 su 1500 sarebbero le imprese agricole che hanno chiuso i battenti. «A risentire di più sono stati i negozi: in tutta Italia hanno già chiuso più di 1200 negozi su 2mila. Tutte persone che ovviamente rimangono a casa senza introiti. E ci sono molti amministratori che avranno la vita rovinata per sempre», aggiunge.

Il gap legislativo

Il mercato della cannabis light in Italia si basa sulla legge 242 del 2016. Un testo che fa mettere le mani tra i capelli ai giuristi. Si parla di produzione della canapa, ma non di commercio, dice Luca Fiorentino. Ma è ovvio che se un’impresa agricola può produrre canapa, non lo fa per mangiarsela ma per poterla rivendere. Poi, il 30 maggio del 2019, è arrivata la Cassazione. la commercializzazione della cannabis light.

«La commercializzazione al pubblico della cannabis sativa light – scrivono i magistrati – e in particolare di foglie, inflorescenze, olio, resina, ottenuti dalla coltivazione di tale varietà di canapa, non rientra nell’ambito di applicabilità della legge 242 del 2016», sulla filiera della canapa, «che qualifica come lecita unicamente l’attività di coltivazione delle varietà ammesse» ed «elenca tassativamente i derivati che possono essere commercializzati», pertanto tutte le altre condotte rientrano nelle ipotesi punite dalla legge sulle droghe, «anche a fronte di un contenuto di thc inferiore ai valori indicati dalla legge 242», che fissa il limite, appunto, dello 0,6%, «salvo che tali derivati siano, in concreto, privi di ogni efficacia drogante o psicotropa».

In sostanza la Cassazione «non ha potuto fare altro che evidenziare quel gap legislativo e passare la palla al parlamento per colmare quel vuoto», dice Luca Fiorentino. «Ovviamente la politica ha fatto orecchie da mercante: come per il suicidio assistito».

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione dell’intervento all’Assemblea Generale pubblica e solenne della Corte Suprema di Cassazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario, 31 gennaio 2020. ANSA / Paolo Giandotti – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica

Le difficoltà

Ora le aziende agricole «sono in una difficoltà immensa, non riescono più a commercializzare il prodotto né a contenere le spese dell’affitto dei terreni e delle serre». Eppure il governo Pd-M5s «ha puntato tantissimo, a parole, su green economy ed economia circolare», chiosa il fondatore di Cannabidiol Distribution. «Questo settore rappresenta al meglio quei concetti: un prodotto totalmente agricolo che in poco tempo ha creato 12mila posti di lavoro e 3mila nuove aziende. Tutti fanno finta di non saperlo, ma questo è il settore italiano che negli ultimi 25 anni ha maggiormente sviluppato occupazione giovanile. L’80% dei dipendenti ha meno di 33 anni».

Lazio, Piemonte e Veneto sono le regioni dove le aziende creano maggior indotto, spiega Fiorentino. Tant’è vero che, in controtendenza con la narrazione leghista, il Veneto ha emanato nel 2018 una legge regionale per il ‘Sostegno e promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale ed agroalimentare della canapa (Canapa sativa L.)’.

Non solo. «Questo settore ha aiutato molto il sud, soprattutto le imprese agricole. Non solo quelle specializzate, ma anche quelle che da sempre coltivavano altro e che hanno deciso di produrre anche canapa per l’alta marginalità che questo prodotto ha rispetto agli altri».

La politica

Alberto Bagnai e Loredana De Petris in Aula del Senato, durante la discussione generale sulla questione di fiducia sul maxiemendamento del ddl di bilancio 2020, Roma, 16 dicembre 2019. ANSA/Alessandro Di Meo

Negli ultimi anni «abbiamo avuto tanti confronti con tanti politici, non ultima la ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova. Era favorevole a risolvere il problema. Poi, ovviamente, è calato il silenzio anche con lei». I principali interlocutori politici sul tema sono, si sa, i parlamentari del Movimento 5 Stelle insieme a quelli di LeU. «Ringraziamo i grillini che ci stanno aiutando molto in questo percorso», chiosa Luca Fiorentino. «Ma lo fanno quasi contro vento: non riescono a essere compatti, e i vertici non si sono mai espressi. Se Luigi Di Maio, ai tempi del dibattito al Senato e dell’emendamento a prima firma del senatore M5s Matteo Mantero, avesse preso una posizione chiara, forse ora non saremmo qui.

«Siamo certamente delusi dal silenzio agghiacciante del Pd», dice ancora il 24enne a Open. «Questa, in tutta Europa, è una battaglia di sinistra. In Italia il Partito democratico fa finta di non conoscere il settore, di non vedere cosa sta succedendo per non perdere voti. Sono sempre stato e sonno ancora una persona di sinistra: mi aspettavo che il Pd difendesse i lavoratori. Evidentemente li difende, ma non tutti».

Le priorità

Dopo la sentenza della Cassazione «e la lotta mediatica e nei fatti portata avanti dall’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini ci sono persone che rischiano penalmente, a causa di questo buco legislativo. «Basterebbe inserire, nella legge 242, la parola ‘commercializzazione’», dice il giovane imprenditore. «Il tracollo è stato causato dai sequestri delle attività commerciali: anche se molti sono stati poi annullati dai tribunali del riesame, nel frattempo il 90% dei negozianti, dei tabaccai, delle erboristerie ha smesso da un giorno all’altro di vendere prodotti del settore per paura di procedimenti penali».

Perché hai scelto questo lavoro? «Volevo sdoganare l’idea della cannabis come esclusivo prodotto da fumo», dice Luca Fiorentino. «Facciamo ricerca sulla canapa e il suo effetto sui terreni. Fra sette mesi partiremo con un progetto in Piemonte per valutare l’uso della canapa per la bonifica dei terreni. È uno dei principali utilizzi della canapa all’estero e in Italia sono state avviate sperimentazioni in questo senso nella Terra dei Fuochi e in relazione all’Ilva. Non è solo la canna come vogliono far credere. Se non avessi questa azienda? Sarei andato all’estero. E come me tanti, tantissimi ragazzi e ragazze che oggi lavorano in questo settore».

In copertina fiori di cannabis a uso medico durante il ‘Cannabisexpo 2020’ ad Aene, 12 gennaio 2020. EPA/Kostas Tsironis

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