Tornano i venti di crisi: le ministre di Italia Viva assenti al Cdm per non votare il lodo sulla prescrizione

È ancora muro contro muro nel governo sulla Giustizia

La guerriglia interna al governo sulla prescrizione tra Italia Viva e gli alleati non si placa. Anzi, l’ultimo attacco arriva dal fronte renziano, con le ministre Teresa Bellanova ed Elena Bonetti che hanno annunciato la loro assenza al Consiglio dei ministri di questa sera. Come riferiscono fonti di Italia Viva, la ministra Bellanova è impegnata in una visita istituzionale a Mosca. Difficile però non associare l’assenza della capodelegazione renziana alla posizione radicalmente contraria di Italia Viva sul lodo Conte bis, che nella riunione di governo di oggi sarebbe stato discusso e votato.


E sono fonti qualificate interne a Italia Viva a togliere ogni dubbio sulle due assenze: «Non andiamo stasera al Consiglio dei ministri perché siamo contrari al lodo Conte e quindi per coerenza non ci saremo. Il testo del ‘lodo Conte bis’ se lo voteranno gli altri» partiti della maggioranza. Tornano tesissimi i nervi all’interno del governo, dopo che già oggi su la Repubblica l’ex ministra Maria Elena Boschi aveva tagliato corto sulle condizioni della trattativa: «Non è più tempo per le mezze misure – ha detto – o dentro o fuori»


E proprio da Mosca, la ministra Bellanova lancia un’altra bordata sugli alleati: «Ora sarà bene che il governo, anziché perdere tempo su norme che Italia Viva non sosterrà mai, inizi ad affrontare i temi che devono essere al centro dell’agenda del Paese e ripartire dalla crescita e da un modello di sviluppo che deve generare opportunità di lavoro. Non si tratta di fare un baratto tra posizioni di governo e diritti dei cittadini: per noi il diritto dei cittadini ad avere una giustizia giusta è indiscutibile».

L’ultimo colpo arriva direttamente da Matteo Renzi, che nella sua enews attacca: «Quanto a Bonafede, che ci accusa di molestarlo (ma l’ex dj avrà mai letto il codice penale? Lo sa che la molestia è un reato?), noi auguriamo al Ministro buon lavoro. Gli diamo due mesi di tempo. Se le cose cambiano, bene. Altrimenti ci vediamo in Senato». L’ex premier ha poi ribadito che «sulla battaglia della giustizia giusta non molliamo perché è una questione di civiltà».

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