L’abbraccio tra Pietro Bartolo e Kebrat, creduta morta nel naufragio del 3 ottobre 2013 a Lampedusa: lui l’aveva salvata

«Sembrava morta, era già in un sacco. Eppure, ho sentito qualcosa, ho ascoltato meglio. È stata una corsa contro il tempo»

Lui è Pietro Bartolo – il medico di Lampedusa ed eurodeputato del Pd che ha salvato la vita a centinaia di migranti approdati nella piccola isola siciliana. Lei, invece, si chiama Kebrat ed è una ragazza eritrea arrivata il 3 ottobre del 2013 sul molo di Lampedusa «senza polso e senza battito».


Il medico di Lampedusa che abbraccia Kebrat | dalla pagina Facebook di Pietro Bartolo

«Sembrava morta, era già in un sacco, con la cerniera chiusa. Dovevo soltanto costatarne il decesso. Eppure, ho sentito qualcosa, ho ascoltato meglio. È stata una corsa contro il tempo, l’ambulatorio, il primo soccorso, il trasporto in elicottero fino al reparto di rianimazione più vicino. Non era finita, per Kebrat», ha raccontato Bartolo su Facebook ricordando quel giorno drammatico in cui al largo delle coste di Lampedusa sono morte 368 persone.


Il post pubblicato su Facebook da Pietro Bartolo

«Una storia che mi è rimasta nel cuore e non ho mai smesso di raccontare» ha scritto su Facebook il medico di Lampedusa. Kebrat aveva tanta voglia di vivere. Ce l’ha fatta, oggi sta bene e vive in Svezia. E a sei anni e mezzo dal naufragio, ha voluto incontrare Pietro Bartolo al Parlamento Europeo, a Bruxelles.

«Oggi gli amici del Comitato Tre Ottobre mi hanno fatto questa sorpresa immensa, hanno portato Kebrat qui. I nostri occhi lucidi dicono il resto. Grazie», ha concluso.

Foto in copertina dalla pagina Facebook di Pietro Bartolo

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