Coronavirus in Italia: l’enigma del “paziente zero”

I casi asintomatici molto contagiosi rendono difficile risalire al percorso del virus

A quanto apprendiamo dagli aggiornamenti più recenti, il cosiddetto “paziente zero” che avrebbe contagiato i primi casi di Coronavirus registrati in Lombardia, potrebbe essere ancora da identificare. Il sospetto sarebbe infatti negativo a un primo test sul virus. Tutto quel che sappiamo è che il 21 gennaio scorso rientrava da un viaggio in Cina.


Cosa abbiamo sbagliato? Forse un errore nel primo test (nessuno sembra ipotizzarlo). Oppure si tratta di un paziente asintomatico, guarito senza accorgersi di niente?


Sono tante le informazioni che mancano.

Perché è così difficile trovare un “paziente zero”

La prima preoccupazione è che ci sia una falla nei sistemi di controllo. Del resto avevamo già trattato un precedente preoccupante: quello del giornalista rientrato in Italia dalla Cina, passando per il Laos, sfuggendo così alle verifiche.

Il problema non è solo italiano. Destano preoccupazione le recenti dichiarazioni del capo dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus:

«Sebbene il numero totale di casi COVID-19 al di fuori della Cina rimanga relativamente piccolo, siamo preoccupati per il numero di casi senza un chiaro legame epidemiologico, come la storia dei viaggi in Cina o il contatto con un caso confermato».

Questo significa che «ci sono casi di trasmissione locale di cui non si rintraccia il caso indice», spiega a Open l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco. In sostanza abbiamo situazioni – come quella lombarda – in cui si individuano primi casi in pazienti mai stati in Cina, evidenziando ancora grandi difficoltà a identificare fin dalle frontiere i contagiati.

Ciò che potrebbe contribuire a rendere così difficile verificare i casi “all’ingresso” è l’esistenza di pazienti asintomatici e il periodo di incubazione, considerando il fatto che quando è cominciata l’emergenza, non si avevano molte informazioni sulle dinamiche dell’epidemia.

Qual è la reale entità del pericolo

La principale preoccupazione è quella economica. Parliamo di un virus che se riuscisse a diventare endemico nel nostro Paese, avrebbe la potenzialità di tenere in casa una buona fetta della popolazione, anche se in fasi dilazionate nel tempo. Sappiamo invece che per quanto riguarda la salute, le complicazioni nel Covid-19 sono relativamente poche.

Intanto un nuovo studio pubblicato sul New England Journal of Medicine conferma quanto avevamo già detto in precedenza riguardo ai virus molto veloci a espandersi. In sostanza il coronavirus sembra moltiplicarsi molto rapidamente nei pazienti senza sintomi. 

Abbiamo anche risultati abbastanza rassicuranti, come quelli dello studio epidemiologico condotto dall’Istituto di Genetica Molecolare del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pavia, riguardo alla morbilità del virus. I bambini hanno meno probabilità di essere colpiti, mentre i più esposti sono gli anziani. I pazienti inoltre, non presentano complicazioni nel 95% dei casi.

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