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Il video di «Il vaso di Pandora» e la tesi di complotto del coronavirus come arma biologica – Il video

24 Febbraio 2020 - 17:19 Juanne Pili
Nonostante abbondantemente confutate, le tesi di complotto sul coronavirus continuano a fare gola

Circola online, in particolare via Whatsapp, un video di circa 6 minuti di un programma dal titolo «Il vaso di Pandora» in cui vengono discussi argomenti come il nuovo Coronavirus. Uno dei protagonisti, Simone Lombardini, riporta al pubblico alcune sue considerazioni sull’epidemia e delle strane coincidenze.

Lo stesso Lombardini ammette fin da subito di non avere la «prova del nove». Come lui stesso afferma, non fa altro che mettere assieme «dati oggettivi», ma questi non bastano per confermare alcunché. Alcuni dei punti da lui citati sono stati già trattati da Open e cercheremo di riassumere tutto in questo articolo.

L’articolo di Nature sul laboratorio di Wuhan

Si comincia citando un articolo di Nature del 2014, dove si parla del laboratorio BSL-4 di Wuhan, costruito nell’ambito di una rete internazionale di strutture simili allo scopo di studiare i virus più pericolosi. In realtà l’articolo è del 2017, ed è firmato da David Chyranoski.  

L’articolo viene usato da un paio di mesi per insinuare la tesi del virus ingegnerizzato in laboratorio. Questo presume che sia stato creato direttamente a partire da un coronavirus già noto, come quello della Sars. Questo però non risulta dal genoma. 

Chyranoski è infatti il coautore di un altro articolo più recente, dove si fanno le pulci all’ipotesi di un coronavirus evolutosi nei serpenti per poi colpire l’uomo. Anche se l’ipotesi si è rivelata improbabile, è interessante la disamina delle scoperte accertate sulla base del Rna del virus: troviamo tracce di un coronavirus dei pipistrelli, ci si chiede però qual è stato il successivo animale in cui tale ceppo è mutato ulteriormente, permettendo il salto nell’uomo.

Nessuno, nemmeno Chyranoski, trova tracce di un virus ingegnerizzato direttamente dal coronavirus dei pipistrelli. Sappiamo che i virus per evolversi devono subire la pressione di un vero sistema immunitario, che non può certo essere rappresentato dalle colture di laboratorio.  

Tra i ricercatori che hanno lavorato al BSL-4 di Wuhan troviamo anche la virologa Shi Zhengli, che permise la realizzazione di un database dei coronavirus dei pipistrelli, questo è stato fondamentale per studiare l’origine del nuovo coronavirus, al fine di trovare terapie antivirali efficaci e in futuro un vaccino.

Proprio a causa delle tesi di complotto sul virus ingegnerizzato, Zhengli subisce una macchina del fango che la vede come untrice della nuova epidemia.

Altri esempi di “dati oggettivi” utilizzabili per costruire una tesi di complotto

Nature ha aggiornato il 20 gennaio scorso l’articolo di Chyranoski con una nota in cui chiarisce che le tesi sul virus fuggito da un laboratorio non trovano fondamento.

Esiste uno studio indiano che sostiene la narrazione del virus ingegnerizzato, trovando nel Rna del virus tracce che lo collegherebbero a quello del Hiv, ma si tratta di una sequenza genetica talmente breve, che sarebbe come leggere “lago di Como” in un libro e dedurre che si tratti dei Promessi Sposi di Manzoni.

Un articolo preprint pubblicato e poi rimosso da Research Gate ritorna sull’ipotesi cospirazionista del virus ingegnerizzato. Gli unici articoli scientifici su cui si basa riguardano i coronavirus dei pipistrelli, mentre si citano anche due articoli di quotidiani cinesi che fanno riferimento a un ricercatore, il quale si sarebbe messo in quarantena dopo essere entrato in contatto coi pipistrelli in passato.

Il problema appunto è che questi animali non sono l’ultima tappa che ha portato al nuovo coronavirus.

Si sono cimentati anche in No vax. Il problema è che allo stesso modo, si prende un dato oggettivo, come un processo a uno scienziato americano che lavorava per un laboratorio di Wuhan, e lo si associa per similitudine alle ipotesi di complotto. Il problema è che il laboratorio in questione si occupa di batterie al litio.

Il brevetto del coronavirus attenuato

Viene mostrato un brevetto di cui ci eravamo già occupati. Veniva presentato come prova del fatto che il virus esistesse già e fosse stato brevettato un vaccino. Basta leggerlo per capire che si tratta del brevetto di un virus attenuato come vaccino contro un coronavirus della bronchite aviaria (Ibv), tipico dei polli domestici.  

Curiosamente, dopo la pubblicazione del genoma del nuovo coronavirus e il suo isolamento in diversi paesi del Mondo, nessuno – nemmeno un ricercatore precario – si sarebbe accorto che SARS-Cov2 è un coronavirus noto e già attenuato, con tanto di brevetto depositato nel 2015. Dobbiamo ipotizzare – come sempre nelle tesi di complotto – che ci sia una omertà assoluta da parte di milioni di esperti nel Mondo.

I poteri forti che hanno architettato tutto questo, con la complicità del Governo cinese, sarebbero inoltre un po’ pasticcioni, lasciandosi infatti sfuggire l’articolo di Chyranoski e il brevetto pubblico.

Tra gli sponsor dell’azienda che lo ha depositato anche la fondazione di Bill e Melinda Gates. Per qualche ragione Bill Gates viene accusato da anni di complottare per favorire il “business dei vaccini”, tutto sulla base di illazioni e fraintendimenti delle sue affermazioni, come avevamo analizzato in un precedente articolo.

Quale sarebbe lo scopo di questo complotto? Ridurre la popolazione mondiale? Il problema è che si tratta di un virus appena più problematico degli che causano sindrome influenzale. Inoltre, per quanto molto veloce a trasmettersi, nel 95% dei casi non comporta complicazioni, ed è mortale solo per chi ha il sistema immunitario indebolito per altri motivi.

Virus spediti in Cina e simulazioni pandemiche

Viene citato un articolo pubblicato nell’agosto 2019 su The Scientist. Parla dell’eventualità che la Cina possa usare i patogeni nell’ambito di una guerra batteriologica. Questo però riguarderebbe virus già noti e l’intenzione – piuttosto improbabile – da parte di Pechino, di scatenare sul serio un conflitto contro l’Occidente. 

Va benissimo che gli strateghi e gli analisti si pongano il problema, fantasticare invece no. L’articolo parla chiaramente di virus Ebola e Henipavirus già noti. SARS-Cov2 risulta molto prossimo a quello della Sars, ma non è la stessa cosa. Si riporta inoltre che «non esiste un rischio noto per la salute pubblica». 

Si cita quindi una simulazione del Johns Hopkins che vede tra i suoi finanziatori il già citato Bill Gates. Come spiegavamo fin dagli esordi di queste teorie di complotto è perfettamente normale che chi si interessa a questo genere di emergenze, faccia anche delle simulazioni.

In questo caso parliamo dell’eventualità di dover affrontare una vera e propria pandemia, dove un coronavirus si espande – dal Brasile – più o meno omogeneamente al resto del Mondo, provocando 65 milioni di morti. Nulla a che vedere con quanto sta accadendo con l’epidemia di Covid-19.

L’esercitazione militare con gli americani a Wuhan

L’ultimo “dato oggettivo”, messo insieme agli altri solo perché avvenuto a Wuhan, è l’esercitazione militare di cui parlerebbe la stessa testata cinese Xinhuanet.  

Il problema è che l’articolo citato, di cui viene riportato lo screen riguarda «300 atleti dagli Stati Uniti», nell’ambito dei «Military World Games», un evento sportivo che dal 1995 coinvolge ogni 4 anni atleti provenienti dalle forze armate di diverse nazioni del Mondo. La settima edizione era prevista dal 18 al 27 ottobre a Wuhan. Tutto qui.

Lombardini fa quindi riferimento al TgCom24, che avevamo già pizzicato nel diffondere la tesi complottista del virus scappato da un laboratorio, dove si fa riferimento a «esercitazioni militari per simulare una possibile minaccia batteriologica chiamata “coronavirus”» (termine generico che definisce numerosi virus già noti).

TgCom24 non fornisce alcuna fonte, dobbiamo quindi cercare i riferimenti in rete, anche se l’onere della prova spetterebbe a chi fa l’affermazione. In alcuni blog non proprio affidabili si fa riferimento a una tesi di complotto diffusasi in Cina, dove gli atleti americani verrebbero additati come gli untori del virus:

«Dal 18 al 27 Ottobre 2019 a Wuhan, in Cina, si sono svolti i Military World Games. “Forse i delegati statunitensi hanno portato il coronavirus a Wuhan e si è verificata una mutazione del virus, rendendolo più mortale e contagioso e causando un diffuso focolaio quest’anno”, ha scritto un utente sul social cinese Sina Weibo, simile a Twitter». 

La fonte sarebbe un articolo del Global Times del 22 febbraio. Si fa riferimento a un documento del Cdc (Center for Disease Control and Prevention), il quale confuta una fake news prodotta dall’emittente giapponese TV Asashi:

«Il report del servizio televisivo giapponese è diventato virale sui social media cinesi sabato, alimentando paure e speculazioni in Cina secondo cui il nuovo coronavirus potrebbe aver avuto origine negli Stati Uniti».

Ammettendo che effettivamente Pechino avesse organizzato per l’occasione delle «operazioni di soccorso simulando un pericolo betteriologico», il fatto che fosse previsto un evento del genere dovrebbe essere una spiegazione sufficiente, visto che la Cina non è nuova a questo genere di pericoli. 

L’esperto di bioterrorismo Francis Boyle e l’arma da guerra biologica

Lombardini cita infine un altro articolo del TgCom24, intitolato «Coronavirus, l’esperto americano di bioterrorismo: creato in laboratorio, è un’arma da guerra biologica». Si tratta di Francis Boyle. Non proprio un virologo, ma «professore di diritto allʼuniversità dellʼIllinois e creatore del Biological Weapons Act».

Enrico Cicchetti in un recente articolo pubblicato su Il Foglio ricorda le precedenti affermazioni controverse di Boyle. Secondo lui i pacchi all’antrace del 2001 erano un “inside job”, mentre l’America sarebbe in preda dei Sionisti e dei Rotschild. 

Boyle non fa altro che prendere l’ennesima teoria di complotto – in questo caso riguardo al laboratorio di Wuhan – e farsi presentare come “esperto” che certifica in qualche modo tale tesi.

Che sia lui la “fonte attendibilissima” di cui fa riferimento Paolo Liguori, direttore del TgCom24? Ad ogni modo Boyle non sembra presentare niente di nuovo, rispetto a quanto avevamo già analizzato negli articoli precedenti.

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