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Agenti turchi al confine con la Grecia. Quasi 140 mila persone dirette verso l’Europa

05 Marzo 2020 - 19:30 Redazione
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Sono 138.647 i migranti che secondo la Turchia si sono diretti dalle zone interne del Paese verso la frontiera con la Grecia per cercare di entrare nell’Unione europea, dopo che Ankara ha annunciato che non li avrebbe più fermati. A riferirlo oggi, 5 marzo, il ministro dell’Interno turco Suleyman Soylu, che stamani si è recato al confine. Ieri il ministro aveva parlato di 135mila persone. Atene ha confermato finora 24 mila tentativi illegali di attraversamento, fermati dalle forze di polizia greche. Nell’ultima settimana, dopo che Ankara ha annunciato che non avrebbe più fermato i migranti che volevano dirigersi nell’Ue, oltre 1.700 persone sono sbarcate sulle isole greche dell’Egeo.

Agenti «pienamente equipaggiati» alla frontiera

Soylu, dopo essersi recato stamani alla frontiera, ha anche aggiunto che la Turchia invierà al confine con la Grecia mille agenti delle forze speciali «per evitare i respingimenti» di migranti da parte delle guardie di frontiera di Atene. Gli agenti, che saranno «pienamente equipaggiati», agiranno in «tutto il confine» lungo il fiume Evros (Meric in turco), frontiera naturale tra Turchia e Grecia, dice ancora il ministro turco. Ieri Ankara ha nuovamente accusato Atene di respingimenti violenti di migranti, anche con l’utilizzo di «proiettili veri», che avrebbero causato 1 morto e 5 feriti. Il governo ellenico ha seccamente negato ogni responsabilità.

L’Ue

Gli aiuti dell’Ue alla Turchia non sono sufficienti «dato che oggi la situazione è diversa da quella nel 2016» quando fu raggiunto l’accordo sugli aiuti finanziari ad Ankara in cambio del contenimento dei migranti, spiega in queste ore l’Alto rappresentante dell’Ue, Josep Borrell. L’Ue «continuerà ad aiutare la Turchia, ma dobbiamo essere chiari e dire che spingere le persone verso i confini non può essere una soluzione per nessuno, e in più espone a rischi questi migranti». «Non vogliamo che i migranti siano attirati da false promesse, vogliamo avere un dibattito sereno con la Turchia sulla cause della crisi dei rifugiati e per farlo dobbiamo ristabilire la serenità sul campo alle frontiere e questo è il messaggio della Ue», aggiunge il portavoce della commissione europea Eric Mamer. «Siamo al centro di un processo diplomatico, è importante che i contatti continuino e che non si rompano i fili del dialogo, tutti gli attori politici della commissione hanno detto che stanno lavorando a soluzioni sul campo, e ciò non si risolve con una sola visita ad Ankara».

La Nato

Sul fronte atlantico, la Nato ha fatto sapere che sta esaminando i modi per aiutare la Turchia, per il conflitto armato in cui il paese è impegnati con forze siriane e russe a Idlib nel nordovest della Siria, dice il segretario generale dell’Alleanza atlantica Jens Stoltenberg a Zagabria, dove ha partecipato a una riunione dei ministri della Difesa dei Paesi Ue dedicata alla situazione in Siria e al confine greco-turco. Citato dall’agenzia locale Hina, Stoltenberg ha affermato che sistemi di difesa missilistica Patriot sono stati dislocati in Turchia dalla Spagna, che aerei Awacs pattugliano i cieli e che unità navali della Nato stanno arrivando nei porti turchi con maggiore frequenza. “Serve una decisione comune per una sfida comune in Siria”, ha detto Stoltenberg.

«Ci sono diversi passi diplomatici che abbiamo fatto e che potremmo fare, tra cui mobilitare gli europei» a sostegno della Turchia in Siria, aggiunge
l’inviato speciale Usa per la Siria James Jeffrey, parlando in una conferenza stampa al termine dei suoi colloqui in Turchia con le autorità di Ankara sull’escalation militare e la crisi migratoria a Idlib. Secondo Jeffrey, è necessario uno «sforzo collettivo, non solo da parte della Turchia e degli Stati Uniti, ma anche dei nostri alleati della Nato, in particolare gli europei». Washington per questo, dice ancora, sta cercando di «spingere gli europei a contribuire in maniera significativa», con «azioni simili» all’impiego della batteria di missili Patriot spagnoli nella base di Incirlik.

I combattimenti

Altri 184 soldati dell’esercito governativo siriano sono stati uccisi nel frattempo dalle forze turche nelle ultime 24 ore nell’ambito dell’operazione ‘Scudo di Primavera’, lanciata lo scorso 27 febbraio nella provincia contesa di Idlib, nel nord-ovest della Siria, secondo quanto riporta l’ultimo bollettino del ministero della Difesa turco. Sono inoltre stati distrutti quattro carri armati, tre armi anticarro, cinque lanciarazzi, otto mezzi militari, due pick-up armati e due mezzi blindati nemici. In precedenza, la Turchia aveva rivendicato di aver “neutralizzato” oltre 3 mila combattenti di Damasco.

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