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Coronavirus. Secondo Il Giornale c’è un documento «segreto» per decidere chi salvare, ma non è così

08 Marzo 2020 - 17:25 Juanne Pili
Ecco perché i suggerimenti della associazione SIAARTI sono dettati dal buon senso

Il documento SIAARTI (Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva), definito «segreto» da il Giornale (a cui è seguita una replica dell’Associazione), era in realtà disponibile online. Ha destato scalpore perché si raccomanda di dare priorità ai pazienti in terapia intensiva con maggiori aspettative di sopravvivenza. 

Si fa riferimento alla crisi dei posti in terapia intensiva negli ospedali italiani. Diversi pazienti ricoverati per altre patologie sono stati trovati positivi al SARS-CoV2, altri sono in condizioni urgenti a prescindere dal virus. Molti di questi sono pazienti molto anziani, ma se ne trovano anche più giovani, persino quarantenni, anche se si tratta di pochi casi.

Perché il documento SAARTI non dice niente di sconvolgente

L’Associazione non ha poteri, non può imporre linee guida. Ad ogni modo il contenuto non è affatto sconvolgente come si potrebbe pensare. Si tratta di seguire regole di buon senso previste nel triage, ovvero i criteri di priorità da assegnare ai pazienti. Non sempre vale la regola di agire dal primo paziente che entra in ospedale fino all’ultimo, a prescindere dalla sua gravità.

I posti per la terapia intensiva sono programmati per gestire i normali flussi, inoltre devono essere predisposti in isolamento aereo, cosa che li rende più complessi da gestire.

«Come estensione del principio di proporzionalità delle cure – spiega il documento – l’allocazione in un contesto di grave carenza (shortage) delle risorse sanitarie deve puntare a garantire i trattamenti di carattere intensivo ai pazienti con maggiori possibilità di successo terapeutico: si tratta dunque di privilegiare la “maggior speranza di vita”».

Questa carenza non riguarda solo le attrezzature, ma anche gli specialisti. Del problema ci eravamo già occupati e poteva essere affrontato in tempi non sospetti. Ormai è tardi. Permettere a un maggior numero di laureati in medicina di specializzarsi, oggi avrebbe fatto la differenza.

Come funziona la terapia intensiva in Italia

Le nostre terapie intensive normalmente gestiscono gli operati, i traumi, le sepsi infettive, eccetera. Noi siamo già in pieno regime in questo modo. Nelle migliori sono già predisposti anche dei posti da isolamento respiratorio o da contatto. 

In genere parliamo approssimativamente di due posti su dieci. Su 5300 posti letto per la terapia intensiva, circa 600 0 700 in tutta Italia possono essere adeguati per l’emergenza attuale.

Se arrivano altri casi, per esempio di meningite meningococcica, devono comunque essere messi in isolamento respiratorio, andando ad aggiungersi agli altri, compresi i ricoverati trovati positivi al coronavirus.

Praticamente in Italia siamo quasi saturi, ragione per cui i medici che abbiamo consultato non trovano affatto strani i suggerimenti dell’associazione SIAARTI.

«Il bisogno di cure intensive – continua l’associazione – deve pertanto essere integrato con altri elementi di “idoneità clinica” alle cure intensive, comprendendo quindi: il tipo e la gravità della malattia, la presenza di comorbidità, la compromissione di altri organi e apparati e la loro reversibilità. Questo comporta di non dover necessariamente seguire un criterio di accesso alle cure intensive di tipo “first come, first served”».

Nel momento in cui si arriva a un esaurimento delle risorse, non si può pensare che tutti i casi di Covid-19 abbiano priorità maggiore rispetto, per esempio, a un intervento oncologico. Non si può in questa situazione, pensare di poter applicare la regola del «first come, first served», altrimenti non si farebbe altro che peggiorare la situazione.

Immaginiamo che si facesse il ragionamento opposto: precedenza ai ricoverati con scarsa speranza di sopravvivere; mentre tutti i pazienti che con un intervento tempestivo potrebbero farcela, li lasciamo in attesa.

Cosa succederebbe? La probabilità maggiore è che si perda sia il paziente con scarse probabilità di sopravvivenza, sia gli altri che nel mentre si aggravano, incrementando ulteriormente una situazione già grave.

Foto di copertina: SIAARTI | Il documento su come trattare le emergenze per l’epidemia di Covid-19.

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