Amazon blocca la vendita di Mein Kampf. Così «si cancellano i nazisti»

Il libro è ancora in vendita in alcune librerie in Italia, dove la storia della sua pubblicazione risale agli anni ’30 dello scorso secolo. Ma non è più possibile ordinarlo sul portale della compagnia di Jeff Bezos

È un classico per i nostalgici del nazismo che ancora oggi insistono con il mito della razza e non si vergognano degli orrori dell’olocausto. Mein Kampf (“La mia battaglia”), il manifesto autobiografico di Adolf Hitler, ha una lunga storia di pubblicazioni, anche nel nostro Paese. Ma l’ultimo, più recente capitolo è stato scritto da Amazon. La compagnia di Jeff Bezos ha deciso infatti di bloccare la vendita di diverse edizioni del libro.


La decisione dà vita a una situazione a tratti paradossale: in Italia il libro (stampato per la prima volta negli anni ’30 con il sostegno di Benito Mussolini) si può trovare nelle librerie, ma non si potrà più ordinare sul portale di Amazon. La vendita rimane legale nel mondo: anche la Germania ha deciso di rimettere il libro in vendita nel 2016. Meglio stampare delle versioni con introduzioni critiche – così andava il ragionamento – anziché lasciare la sua diffusione al mercato nero.


Non è dello stesso avviso la libreria virtuale più grande al mondo che ha deciso di mettere al bando oltre a Mein Kampf anche altri libri di propaganda nazista, compresi i libri per bambini dell’editore nazista Julius Streicher (tra cui figurava anche una guida per bambini alla “questione ebraica”). Non si tratta della prima volta che la compagnia blocca la vendita di libri di orientamento nazista o dai contenuti nazisti: negli ultimi anni sono stati banditi il commercio dei libri del fondatore del Ku Klux Klan americano, David Duke, come anche del fondatore del partito nazista americano, tanto che un giornalista del New York Times ha scritto che Amazon stava «cancellando i nazisti».

In questo caso si è trattato probabilmente di una concessione nei confronti delle associazioni che dagli anni ’90 si battono per bloccare la pubblicazione di tutti quei testi dal contenuto odioso, ma dal chiaro valore storico. In particolare, lo scorso mese Amazon aveva risposto a una richiesta in tal senso da parte del Holocaust Educational Trust, un’attività benefica con base a Londra, dicendo di aver preso in seria considerazione la proposta, pur tenendo a mente «il ruolo giocato dalla censura nella storia».

Ad ogni modo, per leggere le parole dettate da Hitler al suo compagno di prigionia Rudlph Hess, dopo il fallito tentativo di colpo di stato, parole con le quali il futuro cancelliere del Reich getta le basi del suo pensiero antisemita, del nazionalsocialismo e del «destino storico» del popolo ariano, bisognerà guardare – o cliccare – altrove.

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