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Coronavirus, dimezzati i nuovi positivi in un giorno: 880 da ieri. Morti in calo (604) e si riducono anche i ricoveri in terapia intensiva – Il bollettino della Protezione civile

07 Aprile 2020 - 18:13 Redazione
Prosegue l'andamento incoraggiante dei dati verso una discesa delle curve, con la diminuzione dei nuovi contagi, saliti comunque a 94.067, e il numero delle vittime arrivato a quota 17.127

Il bollettino del 7 aprile

Cala il numero di morti per Coronavirus in Italia, con 604 vittime nelle ultime 24 ore, per un totale salito a 17.127, mentre ieri le persone decedute erano state 636. Prosegue il calo dei nuovi contagi, secondo l’ultimo bollettino Protezione civile illustrato da Angelo Borrelli: sono 880 i nuovi positivi in un giorno, per un totale di 94.067, circa la metà rispetto al 6 aprile, quando i nuovi positivi erano stati 1.941: «È l’incremento più basso», ha detto Borrelli. Nell’ultimo giorno, sono stati effettuati 33.713 tamponi. I casi totali sono ora 132.547, con un incremento di 3.039 in un giorno. I pazienti dimessi e guariti sono cresciuti, con 1.555 nelle ultime 24 ore, mentre ieri sono stati 1.022 pazienti. In totale finora sono state dimesse 24.392 persone. I pazienti ricoverati in strutture ospedaliere con sintomi sono 28.718, di cui 3.791 in terapia intensiva. Quest’ultimo dato continua a calare per il quarto giorno consecutivo, con 107 pazienti in meno da un giorno all’altro. Aumentano a 61.557 le persone in isolamento domiciliare, contro i 60.313 di ieri.

La situazione regione per regione

La conferenza stampa del 7 aprile

Rezza (Iss): «Si intravede la discesa. Esiti dei test sierologici da prendere con cautela»

«Si comincia a vedere una riduzione dei nuovi casi – ha detto Giovanni Rezza dell’Istituto superiore di Sanità – Finalmente dopo una fase di plateau, sembra esserci una discesa. Siamo cauti, aspettiamo domani e dopodomani, ma la situazione sembra migliorare. Questo non significa che sarà subito un “tana libera tutti”, dobbiamo continuare a rispettare tutte le misure che sono in vigore». A proposito dei test sierologici che stanno per partire in diverse Regioni e su un possibile patentino di immunità, Rezza ha chiarito: «Se trovassi gli anticorpi dopo un test, sarei contento, ma non mi avvicinerei più di un metro, perché non ho garanzia che non si tratti di un falso esito del test. C’è ancora da studiare, una volta superata la malattia, di solito si è protetti, ma non abbiamo ancora follow up sufficienti per stare tranquilli. I risultati dei test sierologici vanno presi con una certe cautela».

Quanto servono davvero le mascherine

Dopo l’avvertimento dell’Oms sui limiti di protezione delle mascherine in caso di tosse o starnuti a distanza ravvicinata, Rezza ha precisato che il tema è molto complesso: «È vero quel che dice l’Oms, se si utilizzano mascherine chirurgiche o altre forme di barriera fisica, queste potrebbero non proteggere se uno tossisce o starnutisce a 3 cm di distanza. Ma sappiamo che queste fanno da barriera comunque, anche da una persona asintomatica. La mia opinione personale – ha aggiunto – è che se devo entrare in un luogo chiuso senza la necessaria distanza sociale, sono più tranquillo se vengono usate le mascherine. Quel che è importante però è il distanziamento sociale, così come ribadisce l’Oms, perché serve a proteggere gli altri, così come le mascherine. Non hanno un effetto di protezione individuale, ma di popolazione». «C’è una sottostima intrinseca, non solo in Italia ma in tutti i Paesi, del numero dei casi e degli asintomatici, tanto è vero che diciamo che per ogni caso probabilmente che viene riportato dal sistema di sorveglianza ci sono magari 10 persone infette – dice ancora Rezza – La sottostima della mortalità è una cattiva notizia, quella degli infetti è buona perché vuol dire che ci sono molte più persone infette che hanno superato la malattia – aggiunge -. Non è il problema maggiore la sottostima dei casi, importante è individuare i focolai e arginare il contagio».

L’incognita della “Fase 2”

Resta ancora difficile secondo Rezza, individuare il momento in cui potrà scattare la “fase 2”. Ogni decisione, dice il direttore di malattie infettive dell’iss, spetterà al Comitato tecnico scientifico e al governo, nella speranza che questa «sia improntata alla massima cautela». Anche perché, ha aggiunto Rezza: «Non sappiamo ancora quanto dura davvero la contagiosità» da un paziente guarito.

Ieri e oggi a confronto

Nel bollettino di ieri, 6 aprile, risultavano 93.187 positivi in Italia. Focalizzando Regione per Regione, ieri la situazione era la seguente: 28.469 positivi in Lombardia, 13.051 in Emilia-Romagna, 10.545 in Piemonte, 9.722 in Veneto, 5.301 in Toscana, 3.706 nelle Marche, 3.300 nel Lazio, 3.117 in Liguria, 2.698 in Campania, 2.115 in Puglia, 1.815 in Sicilia, 1.838 nella Provincia autonoma di Trento, 1.396 in Friuli Venezia Giulia, 1.425 in Abruzzo, 1.260 nella Provincia autonoma di Bolzano, 872 in Umbria, 819 in Sardegna, 722 in Calabria, 567 in Valle d’Aosta, 262 in Basilicata e 187 in Molise.

L’andamento dei nuovi contagi negli ultimi 10 giorni

I positivi Regione per Regione

In base ai dati ufficiali della Protezione civile, il numero di persone al momento positive al SARS-CoV-2 è così distribuito di regione in regione:

I casi (totali) provincia per provincia

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